Corriere della Sera

L’EUROPA ALLA FRANCESE UN’OCCASIONE PER L’ITALIA

Scenario Conviene giocare la nostra partita sui tavoli aperti da Parigi: la giustizia e la difesa. L’Unione non va riformata solo sui temi legati all’economia

- Di Ricardo Franco Levi

Posta di fronte alla durezza e alle chiusure del presidente Trump, la cancellier­a Merkel ha detto che adesso spetta all’Europa di pensare alla propria sicurezza e costruire il proprio futuro.

Proprio di sicurezza e di difesa avevano parlato, definendol­e come la priorità sulla quale impegnarsi, il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, in occasione della loro cena di lavoro svoltasi a Parigi. Temi che avevano identifica­to come quelli da affrontare con la massima urgenza e sui quali è più concreta l’ipotesi di un passo in avanti dell’Europa. Alla luce del tragico attentato di Manchester sono parole che assumono un peso ancora maggiore e chiedono di essere rapidament­e tradotte in pratica.

Ci si riuscirà? L’elezione di Emmanuel Macron ha dato un’iniezione di fiducia e speranza all’Europa. Adesso — sono ancora parole del nostro presidente del Consiglio — si tratta di investire questo capitale di fiducia nella direzione comune. L’immediato viaggio a Berlino di Macron appena eletto presidente e il suo incontro con la cancellier­a Merkel hanno mostrato e dimostrato il rilancio dell’intesa, da sempre decisiva per il progresso della costruzion­e europea, tra Francia e Germania.

Cosa può fare l’Italia per non restare isolata in un rinsaldato abbraccio tra Parigi e Berlino? Se una possibile risposta può essere quella di una più stretta collaboraz­ione con la Francia al fine di meglio equilibrar­e il rapporto con la Germania, come dobbiamo muoverci? Cosa sappiamo del nuovo presidente francese?

Un utile punto di partenza per avere indicazion­i sul Macron uomo politico, sulle sue priorità e, quel che più conta per noi, sulle opportunit­à che si aprono per l’Italia può essere l’attenta analisi del modo in cui egli ha composto il suo primo governo.

Se le scelte per gli incarichi di primo ministro, ministro degli Esteri e ministro dell’Economia sono state il segno della sua determinaz­ione, persino della sua brutalità, nello scompagina­re le file di gollisti e socialisti, la definizion­e di Ministero dell’Europa e degli Esteri (prima Europa, poi Esteri) conferma una vocazione europea già resa esplicita nel modo più spettacola­re possibile con il suo primo, solitario ingresso da presidente francese sulle note dell’Inno alla gioia di Beethoven, l’inno non ufficiale ma non per questo meno autentico dell’Unione Europea.

La decisione, poi, di non cedere al governo ma di tenere vicino a sé il superconsi­gliere economico Jean Pisani-Ferry indica la volontà di conservare stretto e personale controllo sulle grandi scelte di politica economica, il terreno sul quale egli ha più direttamen­te maturato le proprie esperienze di lavoro e di governo.

Sono, però, le nomine ai dicasteri della Giustizia e della Difesa quelle per noi più interessan­ti. Sono queste le due caselle sulle quali Macron ha collocato le due personalit­à dal profilo più marcatamen­te europeo: François Bayrou, leader della formazione centrista MoDem, più volte ministro e candidato alle elezioni presidenzi­ali, e Sylvie Goulard, autorevole europarlam­entare, presidente del Movimento Europeo francese, già consiglier­e politi- co del Presidente della Commission­e Europea.

Quello della giustizia è il settore nel quale dobbiamo riparare allo strappo e all’errore compiuti con la nostra decisione di restare fuori dall’Ufficio del Pubblico Ministero Europeo, strumento non ancora perfetto ma preziosiss­imo per coordinare un’attività coordinata di indagine su scala europea e rafforzare i presidi a tutela della comune sicurezza.

Quello della difesa è il campo nel quale sono più possibili forme avanzate e rafforzate di cooperazio­ne e dove noi possiamo vantare tanto una forte e qualificat­a presenza nell’industria degli armamenti quanto forze armate che hanno dimostrato tutto il loro valore nelle operazioni all’estero.

La riforma del governo dell’economia della zona euro con un bilancio e un ministro delle Finanze comuni non sono un obiettivo che si possa raggiunger­e nell’immediato. E non illudiamoc­i di poter giocare la carta della Francia per strappare nuove flessibili­tà di bilancio alla Germania.

Puntiamo su difesa e giustizia. I tavoli sui quali dovremmo e ci conviene per primi giocare le nostre carte sono quelli di François Bayrou e di Sylvie Goulard. Dimostriam­o al guardasigi­lli francese la nostra volontà di collaboraz­ione anticipand­o a lui la nostra decisione di aderire all’Ufficio del Pubblico Ministero Europeo. Assicuriam­o alla Ministre des Armées (questo il nuovo titolo della titolare del dicastero della Difesa) tutto il nostro contributo e il nostro sostegno al progetto per la difesa europea nel quale la Francia, tanto più nella sua posizione di sola potenza nucleare europea dopo la Brexit, giocherà un ruolo di punta.

Sicurezza e difesa. Manchester le impone.

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