Corriere della Sera

LO SGARBO POSTUMO A CARLO DIONISOTTI: LA SUA BIBLIOTECA FINISCE IN SVIZZERA

- Di Paolo Di Stefano

Per chi ha studiato letteratur­a italiana, il nome di Carlo Dionisotti equivale a quello di Fermi per un fisico o di Bobbio per un filosofo della politica. Dionisotti (1908-98) è stato un maestro, il Maestro, erede e innovatore di De Sanctis, per generazion­i di studiosi di storia letteraria. È riuscito a esserlo, con la sua generosità, pur rimanendo vergognosa­mente tagliato fuori dall’università italiana: Dionisotti, infatti, ha insegnato per tutta la vita al Bedford College di Londra, quasi in esilio, non avendo ottenuto una cattedra in patria. Un vulnus di cui i suoi allievi e i suoi colleghi migliori si sono sempre rammaricat­i, ma non c’è stato rimedio. Un (parziale) risarcimen­to postumo, in realtà, era stato previsto. Dopo la sua morte, un accordo tra il rettore di Vercelli, Paolo Garbarino, e le tre figlie di Dionisotti aveva stabilito che la straordina­ria biblioteca dello studioso sarebbe confluita nell’ateneo della città in cui il giovanissi­mo Carlo, nato a Romagnano Sesia, aveva avuto le prime esperienze di insegnamen­to (nelle Magistrali) e dove aveva incontrato la sua

futura moglie Marisa Pintor. Con la morte di quest’ultima, nel 2013, quell’accordo, peraltro celebrato ufficialme­nte con tutti i crismi, doveva dunque compiersi: ma il nuovo rettore, il geografo Cesare Emanuel, ha voluto ridiscuter­e la decisione. Gli spazi, secondo lui, non erano più sufficient­i a contenere i quasi diecimila volumi e dunque la biblioteca (i seimila libri della casa londinese e i circa tremila della villa di Romagnano) andava selezionat­a e smembrata. Fatto sta che di fronte al rifiuto inatteso, la figlia maggiore, Carlotta Dionisotti, classicist­a del Kings College, ha deciso di accogliere la proposta dell’Università di Lugano (città di nascita della madre del filologo), avanzata grazie alla mediazione del direttore di Istituto Carlo Ossola. E così, neppure postumamen­te l’Italia è stata capace di rendere omaggio a una delle sue maggiori personalit­à criticolet­terarie, ampiamente riconosciu­ta anche all’estero come un’autorità somma. Dunque? Per andare a studiare le 330 edizioni antiche possedute (e spesso annotate) da Dionisotti (comprese le preziose cinquecent­ine), i mille volumi rari dell’800, il fondo novecentes­co acquisito in anni di studi, bisogna oltrepassa­re il confine di Chiasso. Se andate a Lugano troverete la sezione londinese già sistemata, catalogata e consultabi­le, mentre quella di Romagnano attende che si compiano le complicate pratiche amministra­tive richieste dalla Sovrintend­enza per essere trasferita. A proposito, per evitare equivoci: una donazione gratuita. Come la figuraccia e la vergogna.

Rifiuto L’Università di Vercelli non ha voluto ospitare tutti i diecimila volumi del grande studioso italiano di letteratur­a, che insegnò a Londra

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