«L’affidamento congiunto di mia figlia: una farsa»
In Italia, l’affidamento congiunto dei figli (ossia, padre e madre partecipano insieme alla educazione e crescita dei figli) esiste soltanto sulla carta. Dopo 5 anni dalla separazione, non mi è permesso scegliere i periodi di vacanza estivi con mia figlia, ma devo sottostare alle decisioni della madre; lei può scegliere quando e quanti giorni fare, mentre io devo incastrare con difficoltà le mie vacanze con gli impegni lavorativi. La madre può permettersi di allungare il ponte del 2 giugno fino a 12 giorni e andare in vacanza negli Usa; a me è stato concesso un giorno feriale, in un anno e dopo mille richieste. La madre può scegliere dove andare a vivere con la figlia, ai padri tocca inseguire per vederla. Agli uomini resta solo una certezza: l’assegno di mantenimento (nel mio caso, 1.200 € per una bimba di 8 anni; mi rimane il giusto per vivere). Provo tristezza a pensare che, con i miei soldi, utili per il futuro di mia figlia, viene invece pagata una baby-sitter, quando invece la piccola ha più volte chiesto di stare di più con me e con i nonni paterni, con grande contentezza di tutti. Mi sento impotente, come tanti nella mia situazione, perché giudici e assistenti sociali prestano poca attenzione a casi come il mio: devono gestire situazioni ben più gravi, e una figlia che sta poco col padre passa in sordina. Comunque sono fortunato perché ho una bimba forte e intelligente che ha costruito, in mezzo a tante bugie sul mio conto, un forte legame con me.
Federico M. Ogni giovedì un caso di malasanità, o di disservizio pubblico; ma anche un ristorante dove si è mangiato male, un ufficio dove si è stati trattati peggio