No al piano dei tagli per l’Ilva, impianti fermi per 4 ore Previsti fino a 6 mila esuberi. Il vertice al ministero dello Sviluppo: nessuno resterà senza protezione
La prima risposta ai numeri sull’occupazione previsti dalla nuova Ilva privata non si è fatta attendere. Il consiglio di fabbrica di Taranto ha deciso per oggi uno sciopero di 4 ore in concomitanza con il nuovo vertice al ministero dello Sviluppo economico, con replica a Genova per lunedì prossimo. Fim, Fiom, Uilm e Usb «respingono con forza i numeri degli esuberi presentati da entrambe le cordate nei loro piani che risultano così non negoziabili». I piani delle due cordate che si contendono l’Ilva prevedono esuberi tra 3.400 e 6.400 unità dal 2018 al 2024 (già oggi per 4.100 dei 14.200 dipendenti del gruppo Ilva è autorizzata la cassa integrazione) che non sono negoziabili in questa fase perché lo saranno dopo l’aggiudicazione dell’Ilva a una delle due cordate da parte del ministero dello Sviluppo economico. I commissari straordinari hanno scelto la cordata Am Investco di ArcelorMittal-Marcegaglia rispetto ad AcciaItalia, ma la decisione finale spetterà al ministro Carlo Calenda. Il cui ministero, però, rassicura i lavoratori: fonti del Mise precisano che «nessun lavoratore sarà licenziato o lasciato privo di protezione» e che «i livelli occupazionali sono legati a quelli produttivi: la produzione di Ilva è limitata per i prossimi anni a 6 milioni di tonnellate di acciaio, fino al completamento del piano ambientale». Inoltre i lavoratori che non verranno assorbiti dalla nuova proprietà di Ilva resteranno dipendenti dell’amministrazione straordinaria in cassa integrazione almeno fino al 2023 o utilizzati per le bonifiche aziendali.