Ottime scelte e rarità di pregio
Otto nuove produzioni più quattro riprese e tre spettacoli importati, per 15 titoli complessivi, sono i numeri di un teatro in ottima salute. Gioca inoltre a favore dell’insieme la presenza di titoli il cui fascino è inversamente proporzionale alla frequenza di apparizione: Fierrabras di Schubert, Il pirata di Bellini, la floreale Francesca da Rimini di Zandonai e Alì Babà di Cherubini, per non dire della Fledermaus, capolavoro inspiegabilmente mai in scena alla Scala. Eccellente poi l’idea di proporre la Messa per Rossini, pezzo a più mani da cui poi scaturì il Requiem di Verdi. Buona, anche se fin troppo prudente, la scelta dei registi; ottima, considerando anche la stagione sinfonica, quella dei direttori. Sapiente quella dei cantanti, tra i quali spiccano i nomi di Netrebko, Flórez, Kaufmann, Schneider e Müller. Qualcuno lamenta che Riccardo Chailly, a 40 anni dal debutto scaligero, fa solo due titoli. Va detto però che il direttore musicale dedica a ogni opera una preparazione dettagliatissima e che l’impegno sinfonico è considerevole: ciò che conta per l’orchestra. Neo vistoso è l’assenza di Wagner, se è vero che Mozart, Rossini (o comunque il belcanto), Verdi e Wagner sono capisaldi operistici da cui un teatro come la Scala non può mai prescindere. Si spera infine che non cada nel dimenticatoio il progetto di ripercorrere alcuni prodigiosi titoli di Händel.