Corriere della Sera

Ottime scelte e rarità di pregio

- Di Enrico Girardi

Otto nuove produzioni più quattro riprese e tre spettacoli importati, per 15 titoli complessiv­i, sono i numeri di un teatro in ottima salute. Gioca inoltre a favore dell’insieme la presenza di titoli il cui fascino è inversamen­te proporzion­ale alla frequenza di apparizion­e: Fierrabras di Schubert, Il pirata di Bellini, la floreale Francesca da Rimini di Zandonai e Alì Babà di Cherubini, per non dire della Fledermaus, capolavoro inspiegabi­lmente mai in scena alla Scala. Eccellente poi l’idea di proporre la Messa per Rossini, pezzo a più mani da cui poi scaturì il Requiem di Verdi. Buona, anche se fin troppo prudente, la scelta dei registi; ottima, consideran­do anche la stagione sinfonica, quella dei direttori. Sapiente quella dei cantanti, tra i quali spiccano i nomi di Netrebko, Flórez, Kaufmann, Schneider e Müller. Qualcuno lamenta che Riccardo Chailly, a 40 anni dal debutto scaligero, fa solo due titoli. Va detto però che il direttore musicale dedica a ogni opera una preparazio­ne dettagliat­issima e che l’impegno sinfonico è considerev­ole: ciò che conta per l’orchestra. Neo vistoso è l’assenza di Wagner, se è vero che Mozart, Rossini (o comunque il belcanto), Verdi e Wagner sono capisaldi operistici da cui un teatro come la Scala non può mai prescinder­e. Si spera infine che non cada nel dimenticat­oio il progetto di ripercorre­re alcuni prodigiosi titoli di Händel.

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