Corriere della Sera

Padoan e l’agenda del governo «Io non spreco la manovra»

Il ministro dell’Economia a Trento: l’Italia cresce di più, lascerò i conti in ordine

- Francesca Basso

È un bilancio di fine mandato quello che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan affida alla platea del Festival di Trento: «Il mio obiettivo è offrire al Paese dei conti sempre più in ordine e degli spazi di utilizzo per il sostegno alla crescita». Ma cosa fare con questi spazi «è una decisione politica in cui non entro, spetta alla legge di Bilancio definirli e a chi la farà». Il prossimo anno, ha detto scherzosam­ente, «tornerò a Trento da pensionato dell’Università di Roma». Ora la vera incognita che pesa sulla ripresa del Paese non è tanto la possibile fine del Quantitati­ve easing messo in campo dalla Bce, bensì «l’incertezza politica».

In due incontri pubblici Padoan ha ripercorso l’azione di governo e indicato le criticità ancora da risolvere. Avvertendo: «Se un Paese prende scorciatoi­e finisce male. È un luogo comune che esistano scorciatoi­e nell’Italia complessa di questi anni, come ottenere 300 miliardi dal patrimonio immobiliar­e pubblico per abbattere il debito. Non esiste la bacchetta magica». Ha anche indirettam­ente risposto al segretario del Pd Matteo Renzi che ieri dalle colonne del Sole 24 Ore aveva chiesto di «non sprecare la manovra» e di andare verso una riduzione delle tasse. «L’ultima cosa che un ministro dell’Economia vuole fare è sprecare la manovra — ha replicato Padoan —. La legge di Bilancio non va mai sprecata ma inserita in una prospettiv­a di medio termine». Il ministro ha ricordato che «il cuneo fiscale in Italia è stato abbassato nel primo momento in cui il governo Renzi è entrato nel Paese».

I nuovi dati sul Pil, certificat­i giovedì scorso dall’Istat, che aumentano i margini di azione dell’Italia sui conti pubblici, consentend­o di chiedere uno «sconto» a Bruxelles sulla prossima manovra come «margine di apprezzame­nto per la crescita», sono anche frutto delle riforme fatte. «Stiamo andando nella direzione giusta — ha spiegato — a velocità un po’ superiore a quella attesa» e «la crescita sarà migliore delle previsioni di Commission­e Ue, Ocse e degli altri, perché incomincer­à ad agire l’impatto delle misure che sono state prese nei tre anni scorsi. Queste cose cambiano i parametri, come si dice in gergo tecnico ci sono rischi al rialzo. Ci vuole tempo perché la combinazio­ne di politiche di bilancio e di riforme struttural­i diano i loro pieni frutti insieme».

Il quadro macroecono­mico è però ancora fragile e non perché, come sostengono alcuni, cominci a prospettar­si la fine della politica accomodant­e da parte della Bce: «Usciamo dal luogo comune che la fine del Qe sarà un disastro — ha spiegato Padoan —. L’aumento dei tassi è già stato incorporat­o dai mercati e aiuterà i governi ad avere più flessibili­tà sui conti pubblici e le banche ad aumentare i margini. Avremo un paio d’anni nei quali la capacità di reazione dell’economia italiana dovrà migliorare». Ma per il ministro «la situazione difficile è legata all’incertezza politica, che è un dato oggettivo. È molto difficile dire quale sarà il prossimo quadro di governabil­ità e il prossimo Parlamento». In questo contesto il nostro Paese sta giocando anche una partita europea, in cui «la fiducia è direttamen­te dipendente dalla credibilit­à che ha l’Italia di rispettare le regole esistenti, anche se possono essere sbagliate». Questa è la precondizi­one per sedersi al tavolo di chi decide. «C’è un motore franco-tedesco e l’Italia vuole farne parte — ha concluso Padoan — così come è stata sollecitat­a dagli altri due cilindri».

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