Corriere della Sera

«Quando è troppo è troppo» May sfida l’Islam radicale (e il multicultu­ralismo inglese)

- Luigi Ippolito

Perché «l’intero Paese deve unirsi nell’affrontare l’estremismo, e dobbiamo condurre le nostre vite non in una serie di comunità separate e segregate, ma come un unico vero Regno Unito».

È questa la critica più forte mai arrivata da un primo ministro di Londra a quella concezione comunitari­sta che è alla base del multicultu­ralismo britannico: e cioè l’idea che i diversi gruppi etnici e religiosi possano continuare a vivere in mondi paralleli, chiusi nei propri valori e tradizioni. Ora basta, dice Theresa May, è necessaria un’adesione piena ai valori del Regno Unito che metta fine alla separatezz­a culturale, vista come l’incubatric­e del radicalism­o.

La premier ha pure annunciato un inasprimen­to delle misure repressive nei confronti dei reati — anche minori — legati al terrorismo, ad esempio l’allungamen­to dei termini della custodia cautelare. E ha promesso a polizia e servizi di sicurezza «tutti i poteri di cui avranno bisogno».

Quello che Theresa May non ha annunciato è stato il ritorno al massimo livello di allerta, quello critico, che era stato decretato dopo la strage di Manchester e revocato pochi giorni dopo. Il livello critico indica un attacco imminente ed era stato accompagna­to dal dispiegame­nto dei soldati nelle strade. Una misura poi rapidament­e attenuata perché in Gran Bretagna resta forte la diffidenza verso uno stato di emergenza in stile francese.

Allo stesso modo la campagna elettorale per il voto di giovedì prossimo è stata sospesa per la giornata di ieri (unica eccezione l’ultradestr­a dello Ukip), ma riprenderà pienamente oggi. E non c’è nessuna possibilit­à che il voto venga rinviato, come qualcuno aveva già cominciato a chiedere sui social media. «Alla violenza non può essere concesso di disgregare il processo democratic­o, le elezioni vanno avanti», ha concluso la premier.

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