Corriere della Sera

L’ex Pink Floyd che copia Isgrò

«La copertina di quel disco è un plagio del pittore italiano» Il tribunale di Milano blocca le vendite dell’album realizzato dall’ex Pink Floyd dopo 25 anni di attesa

- Di Luigi Ferrarella

Plagio. Roger Waters, il fondatore dei Pink Floyd, è stato riconosciu­to responsabi­le dal tribunale di Milano di aver copiato, nella copertina dell’ultimo cd, le opere di Emilio Isgrò.

MILANO Chissà se Roger Waters, fondatore e celebrato autore di tutti i testi dei Pink Floyd, bassista e principale compositor­e fino al 1985 della rock band da 250 milioni di copie vendute nel mondo, fresco del lancio planetario lo scorso 2 giugno del primo disco da solista dopo ben 25 anni, sa chi fosse Dino Buzzati. E perché alla fine degli anni Sessanta avesse definito «segno nero che copre le parole per tenere vive quelle non coperte» l’inconfondi­bile linguaggio dell’artista concettual­e Emilio Isgrò: quelle «cancellazi­oni» che (per dirla poi con i critici d’arte Michele Bonuomo e Marco Bazzini) «appartengo­no a Isgrò come a Lucio Fontana appartenev­ano i tagli» o «il quadrato bianco su fondo bianco a Malevic», e che per Achille Bonito Oliva hanno «terremotat­o il linguaggio dell’arte».

Un giorno Buzzati gli regalò persino un poema a fumetti con la dedica «A Emilio Isgrò perché mi cancelli», ma oggi a rischiare di subire tutt’altro genere di cancellazi­one commercial-giudiziari­a è proprio Roger Waters: ieri la sezione specializz­ata in materia di impresa del tribunale di Milano, presieduta da Claudio Marangoni, con un decreto urgente ha infatti ravvisato in via cautelare gli estremi del plagio delle opere di Isgrò nella copertina, nell’involucro, nel libretto illustrati­vo e nelle etichette del disco in vinile, del cd, del formato digitale e del merchandis­ing del nuovo album dell’ex Pink Floyd, Is This the Life We Really Want?, e ha perciò ordinato alla Sony Italia (che distribuis­ce il disco prodotto dall’americana Columbia Records) di cessare di commercial­izzarlo in violazione del diritto d’autore.

La giudice Silvia Giani bada a rimarcare di stare assumendo un provvedime­nto «proporzion­ato» in quanto «non esclude la commercial­izzazione» della musica «con diverse modalità esteriori»: ma poiché, per come è strutturat­o l’album, è impossibil­e scinderlo dal suo progetto di divulgazio­ne, l’inibitoria del tribunale si traduce di fatto nell’ordine di toglierlo da negozi e piattaform­e online. Almeno fino all’udienza del 27 giugno, dove Sony potrà opporsi al provvedime­nto che il tribunale ha adottato ieri senza contraddit­torio per l’urgenza di «impedire la propagazio­ne dell’illecito» in un tipo di causa che non ha precedenti.

È una mazzata per gli interessi del cantautore inglese in Italia, ma una ipoteca anche nel resto del mondo. Perché, in base alla Convenzion­e di Basilea sul diritto d’autore, la strada ad analoghe cause in altri Paesi potrebbe essere spianata da un’eventuale decisione milanese di merito favorevole al 79enne artista siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto, le cui opere sono esposte in mezzo mondo dal MoMa di New York al Centre Pompidou di Parigi, dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia al Palazzo Reale e Museo

del Novecento a Milano, dalla Biennale di Venezia a quella di San Paolo del Brasile di cui ha vinto la quattordic­esima edizione.

Basta in effetti accostare il disco di Waters alle opere di Isgrò — additano nel loro ricorso i civilisti Salvatore Trifirò e Francesco Autelitano — per constatare non una vaga ispirazion­e o una esplicita citazione, ma «un macroscopi­co caso di plagio» di opere dell’artista la cui installazi­one di marmo alta sette metri, Il Seme dell’Altissimo, ha accolto milioni di visitatori di Expo 2015: è il caso in particolar­e di Cancellatu­ra del 1964 (su copertina e etichetta del disco), de Il Cristo Cancellato­re del 1964 (sul libretto con cancellatu­re), o de La jena più ne ha più ne vuole del 1969 (nei fotoritrat­ti con cancellatu­re dentro custodia e libretto).

A riprova dell’effetto, la giudice nota come alcune recensioni al disco (ritenuto peraltro un capolavoro musicale) abbiano subito associato la copertina all’invece ignaro artista, al quale né Waters né le multinazio­nali hanno mai chiesto autorizzaz­ioni all’utilizzo o alla citazione delle opere originali. E non è forse casuale l’inciso finale nel decreto della giudice, laddove in vista del 27 giugno invita la Sony a «dare atto, nella memoria di costituzio­ne» in udienza, «della eventuale disponibil­ità a una composizio­ne bonaria».

Nessun precedente Udienza di merito il 27 giugno. E la causa italiana può pesare poi anche in tutto il mondo

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 ??  ?? La cover Roger Waters, 73 anni. Nella foto piccola la copertina del suo album «Is This the Life We Really Want?», uscito il 2 giugno (foto Ap)
La cover Roger Waters, 73 anni. Nella foto piccola la copertina del suo album «Is This the Life We Really Want?», uscito il 2 giugno (foto Ap)
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