Chi può chiedere l’Ape social
Nel giorno del debutto sono state già 300 le domande presentate per l’Ape social, l’anticipo pensionistico per le persone che hanno almeno 63 anni e rientrano nelle categorie socialmente deboli, come i disoccupati o chi lavora e assiste in casa un familiare disabile. Il dato è parziale, perché fermo alle 13. Ed è stato comunicato dall’Inps, che da ieri accetta le istanze per la misura prevista dall’ultima Legge di Bilancio. Chi riceverà l’Ape social — spiega Stefano Patriarca, uno dei tecnici che ha lavorato al dossier — potrà avere anche il bonus di 80 euro previsto per i redditi da lavoro bassi. Con la conseguenza che l’importo dell’Ape social potrà essere anche maggiore della futura pensione. Uno dei requisiti necessari per avere diritto al beneficio è avere la residenza in Italia e conservarla per tutto il periodo del trattamento, fino al momento della pensione vera e propria. Una scelta fatta anche per arginare il fenomeno del turismo previdenziale, con i pensionati che trasferiscono la residenza in Paesi dove le tasse sono per loro più basse, come il Portogallo, o dove la vita è meno cara. E possibile dal punto di vista tecnico perché l’Ape social è una misura non previdenziale ma assistenziale: pagata cioè non con i contributi versati dai lavoratori direttamente coinvolti ma con fondi dello Stato.