La vicenda
Ormai è tardi e, conoscendo la grinta del personaggio, difficilmente Massimo D’Alema si ritirerà alla vigilia del voto. Il 28 giugno a Bruxelles la Foundation for european progressive studies (Feps) riunirà l’Assemblea generale per rinnovare i vertici. E l’ex premier, che da sette anni presiede con mai celato orgoglio la prestigiosa istituzione affiliata al Pse, dovrà vedersela con una candidatura alternativa di alto profilo: l’europarlamentare ed ex ministra portoghese Maria Rodrigues.
Pare che il leader di Articolo 1-Mdp, che pure ha grande stima della rivale, abbia incassato lo schiaffo con un certo fastidio e si prepari a restituirlo fra dieci giorni, quando le fondazioni che animano la Feps si conteranno per eleggere il nuovo presidente. «Non tutto è perduto — spera l’eurodeputato Massimo Paolucci —. D’Alema farebbe una sciocchezza a ritirarsi dalla corsa». Il ribaltone al vertice era nell’aria da mesi e i dalemiani sospettano di Giacomo Filibeck, segretario generale aggiunto del Pse. La trama del plenipotenziario renziano a Bruxelles sarebbe ormai così fitta che amici e colleghi avevano suggerito a D’Alema il passo indietro in tempi non sospetti: «I renziani si stanno muovendo per farti le scarpe». A Italianieuropei se ne parla sottovoce come di un «benservito orchestrato dall’Italia» per punire il leader degli scissionisti. E si prevede, con un filo di preoccupazione, che il presidente non abbia alcuna intenzione di mollare quella che «era la settantanovesima fondazione del mondo e adesso è la terza»,
Massimo D’Alema, 68 anni, ex premier, è dal 30 giugno 2010 presidente della Feps (Foundation for european progressive studies), che ha sede a Bruxelles e conta 57 membri
Sette fondazioni europee vicine ai partiti socialisti hanno inviato il 12 giugno una lettera per chiederne il licenziamento
Dietro alla scelta, la scissione tra Pd e Mdp. D’Alema, scrivono le fondazioni, «è figura chiave di un nuovo movimento politico che competerà con entrambi i partiti membri del Pse in Italia: Pd e Psi»