Cambio della guardia all’Assemblée Oggi secondo turno delle legislative francesi. A rischio i seggi dei politici più conosciuti, largo ai nuovi nomi delle liste del presidente Macron, che si appresta a vincere con ampio margine
«Qui siamo in Francia, non in Russia», dice Jean-Luc Mélenchon, leader della «France insoumise». La sinistra radicale, e gli altri avversari de «La République En Marche», denunciano il rischio di una maggioranza eccessiva per il presidente Macron. «All’Assemblea nazionale avremo meno deputati dell’opposizione a Mosca, si chiama dittatura», dice Mélenchon. È l’argomento più forte rimasto a chi si appresta a perdere: gli altri vinceranno troppo.
Quarantasette milioni di francesi sono chiamati oggi alle urne per il ballottaggio delle legislative che devono assegnare i 577 seggi dell’Assemblea nazionale. Ma potrebbero essere molti meno ad andare a votare, se sarà confermata la tendenza del primo turno di domenica scorsa che ha visto un’astensione mai così alta, al 51,3%. Secondo i sondaggi, anzi, l’astensione potrebbe ancora aumentare e arrivare al 54%. Perché i francesi non sono entusiasti di Macron, sostengono i detrattori, o perché i giochi sono già fatti, non c’è suspense e in fondo va bene così: tutti sanno che vincerà La République en marche!, il movimento fondato un anno fa dall’ex ministro dell’Economia che è riuscito nell’impresa di diventare presidente, e che assieme all’alleato MoDem di François Bayrou potrebbe ottenere da 400 a 470 seggi.
Le altre forze politiche sono in crisi: la destra dei Républicains è alle porte di una scissione tra quanti vogliono fare opposizione e gli altri intenzionati a collaborare con la maggioranza, il Partito socialista che ha governato negli ultimi cinque anni è ridotto a sperare nei 15 seggi necessari per formare un gruppo parlamentare, la sinistra radicale è in forte calo rispetto al risultato delle presidenziali di appena un mese fa e il Front National dopo anni di successi elettorali potrebbe ottenere un solo seggio, quello di Marine Le Pen. Il presidente Macron avrà tutti gli strumenti per governare, con qualche preoccupazione dei detrattori che temono lo spostamento della dialettica politica nelle piazze, quando il governo darà il via a riforme impopolari come quella sul mercato del lavoro.
L’elezione di oggi segna un rinnovamento senza precedenti della classe politica francese, promesso da Emmanuel Macron quando ha fondato il suo movimento. Quasi tutti i suoi deputati sono alla prima esperienza e — altro fatto inedito — grazie alla carica di LREM circa il 40 per cento saranno donne. Gli astri nascenti dell’Assemblea nazionale sono per esempio Mounir Mahjoubi, segretario di Stato al Digitale, che ad appena 33 anni è destinato a battere nettamente a Parigi un pezzo grosso del vecchio sistema, il segretario del Partito socialista Jean-Christophe Cambadélis. Oppure Cédric Villani, il grande matematico vincitore della medaglia Fields (equivalente del Nobel), che non si era mai dedicato alla politica prima d’ora e sarà quasi sicuramente eletto a Orsay, un comune alle porte di Parigi. O ancora Christophe Castaner, tra i primi a passare dai socialisti al movimento di Macron e già premiato con il posto chiave di portavoce del governo. La République en marche! riesce poi nel miracolo di fare sembrare nuovi personaggi che da anni calcano la scena politica: come Bruno Le Maire, già ministro dell’Agricoltura del presidente Sarkozy e oggi responsabile dell’Economia, oppure Marielle de Sarnez, da anni braccio destro di Bayrou al MoDem e ministra degli Affari europei. Un altro ottimo risultato potrebbe ottenerlo Richard Ferrand, che dopo una vita tra i socialisti si è impegnato per Macron come segretario generale del suo movimento, è diventato ministro per la Coesione territoriale, e grazie all’etichetta LREM sembra non patire alcuna conseguenza per lo scandalo (legato a un conflitto di interessi) che pure lo ha colpito.
Rischiano di non entrare all’Assemblea nazionale molti protagonisti, talvolta giovani, del Parlamento precedente: dalla 39enne ex ministra dell’Istruzione Najat Vallaud
L’astensione Oltre il 50 per cento al primo turno, potrebbe arrivare ora anche al 54, record negativo
Belkacem alla coetanea Myriam El Khomri artefice della riforma del lavoro, a Gilbert Collard, uno dei due deputati frontisti. In bilico persino Manuel Valls, premier socialista fino a dicembre 2016, che ha tentato di candidarsi per La République en marche!: non ha ottenuto l’investitura ufficiale del nuovo partito e ha perso il sostegno del vecchio.