Corriere della Sera

La moschea «liberale» di Seyran: aperta a tutti, niente veli integrali

A Berlino l’avvocata turca inaugura un luogo di preghiera islamico innovativo

- di Viviana Mazza

«Le porte sono aperte a tutti, uomini e donne, eterosessu­ali e gay, sunniti, sciiti e non musulmani. Con una sola eccezione: nessuna donna in niqab o in burqa entrerà nella nostra moschea», dice Seyran Ates alla rivista tedesca Der Spiegel. «Questo perché il velo integrale non ha nulla a che fare con la religione. È una dichiarazi­one politica».

Da venerdì scorso, donne e uomini pregano insieme nella «prima moschea liberale» di Berlino, inaugurata nel quartiere di Moabit da Seyran Ates, avvocata femminista musulmana, nata in Turchia 54 anni fa. Una donna imam, Ani Zonneveld, è giunta dagli Stati Uniti per guidare in preghiera i fedeli inginocchi­ati in direzione della Mecca.

Nella maggior parte delle moschee pregano solo gli uomini oppure c’è uno spazio separato per le donne (e l’imam è sempre maschio). Il Corano non dice esplicitam­ente che uomini e donne debbano essere divisi o che una donna non possa guidare la preghiera. Ma nei secoli si sono imposte interpreta­zioni che prevedono queste regole per ragioni di «modestia» e perché l’uomo non dovrebbe udire la voce seducente di una donna durante la preghiera.

Ates fa parte di un movimento (piccolo ma globale) di donne musulmane che sfidano le interpreta­zioni patriarcal­i del Corano e della sunna. Ne fanno parte studiose come Amina Wadud e Asma Barlas, entrambe devote ma l’una velata (e femminista), l’altra no. Wadud è stata anche una delle prime donne a guidare la preghiera del venerdì, già nel 1994 a Cape Town — e ha continuato a farlo in congregazi­oni miste in America e Gran Bretagna tra le proteste.

Zonneveld, l’imam venuta dagli Stati Uniti per l’inaugurazi­one della moschea di Berlino, fa parte di un piccolo network di moschee «alternativ­e» che include i gay tra i fedeli e accetta le donne come imam. L’associazio­ne si chiama Muslims for Progressiv­e Values ed è presente una decine di città. Anche in Europa ci sono state iniziative come la recente apertura a Copenaghen di una moschea femminile, dove l’imam è Sherin Khankhan, attivista ed ex candidata parlamenta­re (porta il velo solo quando prega). Ates, che non si copre mai il capo, si è spinta più oltre di Khankhan, fondando un luogo misto di preghiera.

Ma al di là delle differenze, queste donne combattono la stessa battaglia per i cuori e le menti dei giovani musulmani e contro l’estremismo. «È irresponsa­bile da parte dei musulmani Germania Seyran Ates, 54 anni, nella moschea intitolata ad Averroé e Goethe da lei fondata e inaugurata venerdì scorso a Berlino (Ap)

Il ruolo delle donne Nel centro di Ates le donne guidano la preghiera e la congregazi­one è mista

progressis­ti limitarsi a insultare le associazio­ni conservatr­ici e al contempo lasciare loro l’educazione dei bambini e dei giovani. Non basta ignorarli, bisogna sfidarli mostrando quello che l’Islam può e deve fare nel mondo moderno» spiega Ates. La moschea, intitolata ad Averroè e Goethe, sorge al terzo piano di una chiesa evangelica, nello stesso quartiere che ospitava l’associazio­ne radicale frequentat­a da Anis Amri, il tunisino autore della strage al mercatino di Natale (poi ucciso dalla polizia in Italia). In un clima teso per gli attentati terroristi­ci, gli arresti di sospetti estremisti,

l’islamofobi­a aizzata e il populismo di destra, l’avvocata ha ricevuto minacce e insulti. Non è la prima volta: le spararono trent’anni fa quando faceva l’assistente sociale per donne turche vittima di violenza domestica. L’apertura della moschea è stata monitorata dalla polizia, ma Ates sottolinea che «il 95% dei commenti sono positivi». Molti offrono denaro e cibo per l’iftar (la cena che rompe il digiuno del Ramadan). Ora Ates studia teologia per diventare imam. L’istruzione è la chiave: «Dobbiamo formare imam progressis­ti, uomini e donne».

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