LA LEZIONE DEL 4 DICEMBRE PER I VINCITORI E I VINTI
Le condizioni di difficoltà nelle quali si trova oggi la politica dipendono in gran parte dal voto al referendum dello scorso 4 dicembre. Eppure nessuno ne parla.
I vinti sono consapevoli degli errori di impostazione che hanno cambiato l’oggetto del voto; per effetto di quegli errori si è votato non sulla riforma ma sul presidente del Consiglio.
I vincitori cominciano ad essere consapevoli delle conseguenze negative della vittoria. Ad esempio, il professor Zagrebelsky ha sostenuto in una intervista a La Stampa (9 marzo 2017) di non giudicare sfavorevolmente un compromesso con Silvio Berlusconi.
Nella prossima legislatura sarà inevitabile riprendere il filo delle riforme. Con il senno di poi, si può suggerire al Parlamento di tener conto di tre suggerimenti che provengono dalla lezione del 4 dicembre.
Quando si mette mano alla Costituzione è opportuno procedere con il criterio del minimo indispensabile piuttosto che con quello del massimo possibile. L’intervento costituzionale, per la sua particolare procedura, e per il carattere di stabilità nel tempo che gli è proprio, deve costituire una sorta di ultima ratio,
cui ricorrere quando ogni altra possibilità riformatrice appare inutilizzabile allo scopo.
Vanno inoltre distinte le questioni sulle quali c’è intesa tra le forze politiche, e quindi non sottoponibili a referendum, dalle altre che, per la mancanza del consenso dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera, andrebbero invece sottoposte al giudizio popolare.
Obiettivo Quando si mette mano alla Costituzione bisogna puntare al minimo indispensabile
Nel testo votato il 4 dicembre, ad esempio, erano largamente condivise le norme restrittive dei maxiemendamenti e del ricorso ai decreti legge.
Al referendum, terzo suggerimento, vanno sottoposte questioni omogenee; quando questo non accade, è inevitabile che la competizione diventi puramente politica e prescinda dal merito. È accaduto per il referendum del 4
Rischio Se le questioni non sono omogenee è possibile che si perda il merito della consultazione
dicembre scorso e per quello sulla riforma del centro destra del 2006, anch’essa bocciata dagli elettori.
Infine potrebbe essere opportuno utilizzare questo scorcio finale di legislatura per introdurre nei Regolamenti delle Camere le misure utili per guadagnare efficienza e frenare gli abusi, ad esempio le norme restrittive sul ricorso ai decreti legge e sui maxiemendamenti.
Eguale importanza potrebbe avere l’introduzione di una sorta di sfiducia costruttiva, stabilendo che la mozione di sfiducia non è ammessa, se non contiene il nome della personalità che i sottoscrittori, in caso di vittoria, si impegnano a proporre al Capo dello Stato come presidente del futuro Esecutivo.