«Mia figlia è anoressica, nessuno ci aiuta»
Sono ragazza madre. Alle elementari mia figlia è stata oggetto di bullismo e ha incominciato ad avere problemi di socializzazione fino ad abbandonare la scuola dopo la terza media. Ha incominciato a stare completamente isolata in camera sua, ma sono riuscita a convincerla ad andare a colloquio con lo psichiatra infantile (allora aveva circa 16 anni). I colloqui sono continuati anche se in modo saltuario , perché chi ha questi problemi non ama andare ad analizzarsi. Contemporaneamente, se lo psichiatra non la vede all’incontro non viene certo a chiedere il perché. Poi, all’eta di 21 anni, dopo la morte della nonna, è peggiorata tanto che oggi le sarebbe impossibile andare «fisicamente» dallo psicologo perché allettata dalla debolezza in quanto anoressica. Tutto questo allo Stato va benissimo, e a nessuno interessa che a 25 anni una giovane stia sempre sul letto e non riesca più ad uscire . Perché, allora, la medaglia a certi psichiatri? Beh, quando le prescrivevano dei farmaci, scrivevano come diagnosi «psicosi», ma quando io chiedevo la cartella clinica la parola «psicosi» scompariva perché io non dovevo richiedere la pensione di invalidità, perché, secondo loro, mia figlia ce la poteva fare ad uscirne! Complimenti: ad uscirne indenne è solo lo Stato che ha risparmiato una pensione di invalidità. E non mi si chieda di ricoverarla perché non fa male a nessuno, tranne che a se stessa!
C. S. Ogni domenica pubblichiamo il racconto breve — reale o di fantasia — scritto da un lettore