Way to Paris e Full Drago, duello al sole I due beniamini italiani del galoppo si sfidano nel Gran Premio Milano
Ha vent’anni e porta un cognome famoso, soprattutto tra chi ha studiato nei licei. Il nonno, Ettore, con la «Storia della letteratura latina» toglieva il sonno agli studenti in attesa dell’esame di Stato. Lui, invece, i sogni li regala. Renato Paratore lo scorso 4 giugno ha conquistato, al suo secondo anno nei pro, la prima vittoria. Aggiudicandosi il Nordea Masters, giocato a Barsebäck, in Svezia, Paratore ha messo in banca 255 mila euro ed è diventato il secondo italiano più giovane, dopo Matteo Manassero, a trionfare in una gara del Tour Europeo.
Suo nonno è passato alla storia per il latino. Lei ha scelto un’altra strada, il golf, ma si è già ritagliato una fetta di notorietà. Siamo solo all’inizio?
«Lo spero. Sì, ho scelto un percorso diverso, anche mio papà era docente alla Sapienza. Arrivato alla maturità mi sono dedicato al golf. Avevo 8 anni quando mia madre mi portò a vedere degli amici giocare in un fine settimana. Li ho seguiti in campo e sono rimasto folgorato. Ho tirato i primi colpi al centro tecnico Federale Le Querce, a Sutri. Da lì non ho più smesso».
La squadra italiana sembra una grande famiglia: dai complimenti di Molinari via Twitter all’abbraccio di Manassero. Quanto sono importanti i loro consigli?
«Importantissimi. Fa piacere ricevere questo affetto dai compagni. Con Matteo siamo molto amici, anche perché siamo coetanei. Siamo stati molto insieme questi anni. Siamo pochi italiani sul tour quindi ci aiutiamo molto».
Cosa le ha permesso di avere la meglio su giocatori blasonati di Ryder Cup come Wood e Fitzpatrick?
«Passato il taglio ho preso fiducia, mi sono caricato. Poi sono leggermente calato, ma nelle ultime buche, quando ho
«Cielo bigio, vince il grigio», recita il proverbio ippico che ama memorizzare la buffa coincidenza dei successi di purosangue dal mantello grigio quando piove.
Effettivamente vangelo per l’italiano di 4 anni Way to Paris: il bel fondista grigio si trasforma davvero quando sotto gli zoccoli trova il gradito terreno reso pesante dalla pioggia.
Ma oggi a San Siro nell’internazionale Gran Premio di Milano (otto al via sui 2400 metri per 200 mila euro) l’incognita è che il portacolori della storica giubba color paglierino della scuderia Fert In buca Renato Paratore, 20 anni, romano, impegnato sul green (Getty Images) del novantenne Paolo Ferrario troverà sole, caldo e terreno duro nel suo rinnovato duello con il coetaneo indigeno Full Drago, che a San Siro nel 2016 lo batté nel Gran Premio d’Italia dopo essersi piazzato terzo nel Derby a Roma.
In una edizione che ha perso la qualifica di «gruppo 1» ed è stata retrocessa a «gruppo 2», i due beniamini italiani cercheranno di opporsi a stranieri non di primissima fila. Tra essi il tedesco Moonshiner è montato dall’ex attore della fiction tv «Un medico in famiglia», Miki Cadeddu. Il cavallo Wild Hacked è inglese ma a suo modo porta lo stesso un po’ di Italia, perché allenato a Londra da Marco Botti e oggi montato dall’erede riconosciuto in Gran Bretagna di Lanfranco Dettori, il pure sentito che mi stavo giocando qualcosa di importante, mi sono gasato e sono stato bravo a mantenere la concentrazione. Alla fine ho compiuto un piccolo capolavoro».
Ora arriva il difficile.
«Può darsi, ma sono pronto a lavorare per migliorarmi».
La aspetta un’estate piena di tornei: non le pesa?
«È da quando ho 15 anni che non faccio vacanze e sono i giro per il mondo. Il golf è la mia passione. Questa vita non mi è mai pesata, anzi: la considero un privilegio».
Romano di Roma. Tifa Roma o Lazio?
«Romanista da sempre».
E del ritiro di Totti che ne pensa?
«Totti è uno dei miei idoli. A Roma lo amiamo tutti. Ci ha regalato emozioni uniche. Se dovesse continuare a giocare altrove non sarebbe un problema, anzi. Sono sicuro regalerebbe ancora spettacolo».
Chi è il Totti del golf?
«Seve Ballesteros faceva magie. Oggi direi Rory McIlroy. espatriato giovane sardo Andrea Atzeni. E l’ungherese Quelindo, grigio come Way to Paris, curiosamente è però il suo esatto contrario, adorando Trotto Vivid Wise As vince il Gran Premio Nazionale (Perrucci) Uno swing super, tira fortissimo... Un giorno spero di somigliargli».
E Tiger Woods?
«Tiger è Tiger. Dispiace non vederlo giocare come prima. Credo che le operazioni subite abbiano contribuito al suo declino. Non so come possa riprendersi, ma spero tanto che ci riesca».
Quando non si allena quali sono i suoi hobby?
«Gli amici, il ping pong e il tennis: sono un tifoso di Nadal, ammiro la sua cattiveria agonistica e la sua determinazione. Tutte componenti che uno sportivo dovrebbe sempre avere».
Nadal a conquistato la «decima» a Parigi, il suo obiettivo si chiama Ryder Cup 2022, a Roma, casa sua...
«Mancano tanti anni. Ora penso solo a crescere. Certo, sarebbe fantastico giocare davanti al mio pubblico. Il clima che sappiamo creare noi a Roma è pazzesco». (diversamente dal compagno di tinta) i terreni duri come l’asfalto.
Quest’anno il calendario milanese ha voluto abbinare ieri, alla vigilia dell’odierno clou stagionale del galoppo, anche la corsa più importante dell’estate del trotto, il Gran Premio Nazionale per cavalli di 3 anni: l’ha dominata senza patemi il favorito indigeno Vivid Wise As, preparato dal trainer Marco Smorgon e portacolori della scuderia Bivans dell’assicuratore napoletano Antonio Somma: alla media di 1’12”7 al chilometro sui 2250 metri l’ha pilotato il pluriscudettato toscano Enrico Bellei che era andato a segno anche l’anno scorso con la rimpianta trottatrice Unicka, rapita mesi fa e di cui non si hanno piu notizie.