Scompenso cardiaco Conoscerlo per prevenirlo
Ancora pochissimi sanno che cos’è questa patologia, che pure è in notevole aumento perché la sua diffusione si accompagna al crescere della vita media. Oggi ci sono terapie molto più efficaci rispetto al passato, però è molto importante che il problema si
cardiaco della Heart Failure Association ha sottolineato come in Italia siano circa 165 mila ogni anno i ricoveri per questa patologia, con costi elevatissimi perché in media i pazienti stanno una decina di giorni in ospedale.
Eppure pochi sanno che cosa sia l’insufficienza cardiaca (l’altro modo di chiamare lo scompenso), perché?
«Lo scompenso cardiaco compare in genere da anziani, quando è facile sottovalutarne i sintomi — risponde Alessandro Boccanelli, presidente della Società Italiana di Cardiologia Geriatrica —. La fiacca, l’affanno frequente, la riduzione Lo scompenso è una sindrome provocata da numerosi fattori: la pressione alta non trattata è uno dei più consistenti, così come il sovrappeso e l’obesità, che aumentano lo sforzo cardiaco, o il diabete, che accelera l’aterosclerosi della tolleranza allo sforzo sono disagi poco specifici, comuni ad altre malattie, e non arrivano da un momento all’altro: così molti li imputano solo all’età che avanza, invece in qualche caso possono essere segni di un cuore affaticato, che non riesce più a pompare bene il sangue».
Spesso alla base del problema ci sono valvole cardiache non più perfettamente funzionanti a causa dell’età; sono poi elementi di rischio altre patologie come la fibrillazione atriale, l’aritmia più diffusa, ma anche l’aterosclerosi, l’ipertensione o gli esiti di un infarto, come sottolinea Francesco Fedele, presidente della Federazione Italiana di Cardiologia, che ha contribuito a organizzare le recenti Giornate Europee dello scompenso cardiaco per far conoscere la malattia agli italiani: «Siamo diventati sempre più bravi a curare l’infarto, tantissimi pazienti sopravvivono e purtroppo spesso si crede che superato l’evento acuto si sia risolto tutto; a volte però non è così e si sviluppa una disfunzione del ventricolo sinistro (quello che spinge il sangue nell’aorta e da lì in tutto il corpo, ndr) e quindi un’insufficienza cardiaca, che con l’aumento dell’aspettativa di vita si avvia a diventare una delle epidemie di questo secolo».
«Lo scompenso è una sindrome provocata da numerosi fattori: la pressione alta non diagnosticata o non trattata per rientrare in valori normali è uno dei più consistenti, così come il sovrappeso e l’obesità, che aumentano lo sforzo cardiaco, o il diabete, che accelera l’aterosclerosi — spiega Niccolò Marchionni, direttore del Dipartimento Cardio-ToracoVascolare del Policlinico Universitario Careggi di Firenze —. Tutti temono i tumori, ma gli effetti dello scompenso sono devastanti: oltre a essere un acceleratore dell’invecchiamento è spesso causa di morte, perché se da un lato oggi il 75 per cento dei pazienti con una diagnosi di cancro è vivo a cinque anni, dall’altro lo scompenso in fase avanzata ha un 20-25 per cento di mortalità annua. Il che significa che il 100 per cento dei pazienti più
I sintomi possono essere vaghi, accorgersene è complicato, allora come diagnosticare per tempo lo scompenso?
«Servono “tagliandi periodici” al motore-cuore: dai 35, 40 anni sarebbe bene fare elettrocardiogrammi regolari — dice Boccanelli —. Dopo i 60 anni, soprattutto in presenza di fattori di rischio, è opportuno “ascoltare” i sintomi e non rassegnarsi a non riuscire più a salire le scale come prima: in caso di palpitazioni, stanchezza, affaticamento respiratorio senza un apparente motivo è bene rivolgersi al medico di famiglia e poi se necessario al cardiologo per individuarne la causa». «Sono utili anche alcuni esami strumentali — aggiunge Marchionni —. Dopo i 50, 55 anni sarebbe per esempio opportuno sottoporsi a una prova da sforzo e un’ecocardiografia ogni quattro o cinque anni; inoltre non bisogna mai dimenticare di misurare e tenere sotto controllo la pressione».
La diagnosi tempestiva è importante, perché una volta individuata la causa dello scompenso i trattamenti esistono (si veda articolo sotto) e possono aumentare non poco l’aspettativa di vita, se l’insufficienza cardiaca è nelle prime fasi. Ricordando che «Non si tratta di una malattia ineluttabile, lo scompenso si può prevenire: tenere sotto controllo tutti i fattori di rischio cardiovascolare fin da giovani può ridurne molto la probabilità», conclude Marchionni.