Corriere della Sera

(però con sorpresa)

Voglia di intimità per Donatella Versace, che dedica la sfilata a Gianni Il Giappone di Emporio

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puro quindi: energia e leggerezza, passione e profondità. Contrasti in equilibrio: camicie con righe che si scontrano, stampe iconiche e dunque classiche sui bomber tecnici, la seta nera per gli short da lavoro e per giacche e pantaloni da motociclis­ta, la medusa ma sulle t-shirt, trench di pelle trattenuti da bulloni, tute jogging ma di cotone rosa, il gessato sartoriale con inserti di catene. Interferen­ze che aggiornano. Ottimo lavoro. Chapeau all’Emporio Armani, titolo compreso: «Dialogo con il Giappone di un tempo» dove non c’è la minima traccia di nostalgie ma la caparbietà di trovare la lettura moderna di una tradizione antica e suggestiva. Non è un mistero che lo stilista abbia sempre guardato all’Oriente con grande interesse ma è la prima che lascia un segno così forte nell’uomo. Questi giovani samurai si muovono a ritmo di hip hop e hanno fisicità da surfisti. Hanno bandane di pelle e occhiali da sole, sneaker robuste o scarpe da lavoro, pantaloni over spesso sormontati da pannelli che danno movimento, bomber di raso ricamati o giacche di seta con gli alamari, blouson con pesci e code di drago o giacche smilze di seta, ma anche completi e camicie e piccole cravatte, maglie jacquard e pullover in pendant con le braghe. I colori sono virili, scuri, con bagliori d’oro e argento o con improvvisi rosso lacca. Applausi anche all’estetica urbana di Andreas Melbostad per la sua collezione doppia (uomo e donna) Diesel Black Gold: una tribù di ragazzi e ragazze che ha fatto delle sovrapposi­zioni uno stile. Bermuda over su leggings slim e bomber e camicie e maglie scozzesi e spolverini tutti una zip e una coulisse per lui; lunghi abiti a pannelli e tuniche e canottiere e cardigan e top e gonne scamosciat­e per lei. Jeans e nylon, pelle e cotone. Sono tanti, tantissimi i pezzi che invogliano nell’insieme ma anche presi ad uno ad uno. Il minimal aggiornato di Neil Barrett ha sempre un suo perché: i completi puliti (con giacca o bomber o camicia) per lui e gli abiti tunica (a canotta e asimmetric­i) per lei sono divisa di oggi attualizza­ta con un segno grafico ricorrente: una striscia che ricorre ora perfetta ora fatta mano. L’imperfezio­ne della casualità è invece il karma di Francesco Risso il designer sognatore di Marni che descrive la sua sfilata come un lost&found pensando a un giovane viaggiator­e che perde e trova pezzi che assemblea a mo’ di puzzle: camicie patchwork di tessuti e disegni, costumi sotto i completi, cravatte come cinte per le borse, maglie fatte di righe e jacquard.

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