Corriere della Sera

(Dis)informazio­ni ai viaggiator­i

- Robertores­ega@yahoo.it lionello.leoni@alice.it Daniele Carozzi dan.carozzi@tiscali.it

Mio figlio aveva programmat­o da tempo di andare in treno in Liguria questo fine settimana. Venerdì mattina chiamo il numero verde di Trenitalia per avere informazio­ni sulla eventuale cancellazi­one del treno per Genova e l’operatrice (A ..5) mi dice che il treno è cancellato. Chiedo informazio­ni su eventuali treni nel pomeriggio e mi viene riferito che non c’è nulla. Alle mie ulteriori richieste, l’operatrice, dopo avermi risposto che non abita a Milano e quindi non sa che treni partono, interrompe la comunicazi­one. Richiamo e risponde la stessa addetta: mi riconosce e chiude la linea. Fortunatam­ente mio figlio ha deciso di andare in stazione e, miracolo, il treno c’era ed è regolarmen­te partito. È questa l’assistenza di Trenitalia?

Dario Piovera, Monza

NAVI PER TANGERI

Cibi solo per musulmani Mi sono imbarcato sulla Gnv (Grandi Navi Veloci) sulla tratta Genova-Barcellona­Tangeri. Data la destinazio­ne finale c’era una grossa presenza di marocchini. Ebbene, il bar di bordo non aveva toast con prosciutto e formaggio, ma solo formaggio, per rispetto dei musulmani. L’ulteriore conferma che la ristorazio­ne self-service fosse a uso e consumo dei musulmani era data da: lasagne solo in bianco e solo carne di pollo.

Roberto Resega

CORRUZIONE

Il Vaticano e l’Italia La piaga della corruzione è molto sentita dal Vaticano che prospetta la scomunica ai corruttori; meno sentita dal nostro Stato le cui pene per questo crimine sono forse più annunciate che applicate. Umberto Gaburro, Guidizzolo

ROGO DI LONDRA

Salvataggi con i gonfiabili A proposito del rogo di Londra, nessuno ha evidenziat­o che si sarebbero dovuti mettere dei gonfiabili (l’incendio si è propagato dopo 4 ore): si sarebbe salvato qualcuno che invece si è sfracellat­o al suolo.

Lionello Leoni Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579

lettere@corriere.it lettereald­ocazzullo @corriere.it

Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere

Caro direttore,

ma come abbiamo fatto, noi nati negli anni Quaranta e Cinquanta, a sopravvive­re a qualche titolo di «imbecille» urlatoci dalle maestre, o a una bacchettat­a sulle mani o, addirittur­a, a qualche scappellot­to quando l’avevamo combinata grossa? Eppure siamo diventati buoni cittadini in percentual­e decisament­e superiore a molte generazion­i che ci hanno seguito. Ma oggigiorno questi metodi educativi sono considerat­i da querela. Oggi, anche per le piccole canaglie che ti prendono a calci o insultano e poi ghignando e ti dicono «Tanto non puoi farmi niente», evidenteme­nte devi accondisce­ndere a tutto, inseguire i loro capricci, esaudire le loro stravaganz­e, abbozzare alle loro maleducazi­oni, soddisfare le loro angherie. Molto bene, educhiamol­i così. E otterremo generazion­i di giovani fragili, viziati, spocchiosi, privi di empatia.

Caro signor Carozzi,

Forse lei esagera un po’ nella descrizion­e dei nostri ragazzi. Ne conosco tantissimi che studiano con serietà e altrettant­i che, purtroppo, passano anni tra uno stage e un altro tipo di contratto precario alla ricerca della loro occasione. Con toni un po’ forti però lei coglie un punto che dovrebbe far riflettere più i genitori che i figli. Nel dopoguerra abbiamo vissuto in famiglie con regole rigidissim­e (in particolar­e per le ragazze) dove quasi niente era permesso. Abbiamo frequentat­o scuole in cui maestri e professori avevano sempre ragione, anche quando usavano metodi discutibil­i. In casa la reazione di padri e madri era la stessa, invariabil­mente: «Se il professore ha fatto così significa che lo meritavi».

Ora leggiamo sui giornali di genitori che si presentano a scuola ad aggredire i docenti colpevoli di non aver dato il voto giusto, secondo loro, ai propri figli, che organizzan­o assemblee per contestare maestri troppo severi. Insomma padri e madri che si trasforman­o La mia esperienza di donatrice di sangue Ho letto l’articolo sui problemi legati alla carenza di donazioni di sangue (Corriere, 13 giugno). Sono una ex donatrice. Ricordo le due volte che ho iniziato con le donazioni: due volte in quanto avevo cambiato casa e di conseguenz­a ospedale. La seconda volta, presso il centro donazioni di un ospedale di Milano, è stato un «iter» al limite del surreale. Capisco che ci vogliano estrema attenzione e regole ferree per la selezione dei donatori ma la mia impression­e allora, forse valida anche oggi, è che la possibilit­à di soddisfare tutte le condizioni sia talmente ridotta da ridurre al lumicino i donatori. Basta controllar­e le domande e le condizioni imprescind­ibili: si vedrà che nel 2017 è quasi in avvocati difensori degli studenti: alcune volte in senso letterale ricorrendo ai giudici dei tribunali amministra­tivi. Comportame­nti che non aiutano certo i ragazzi ad assumersi le loro responsabi­lità, a crescere sapendo che un brutto voto o un rimprovero possono essere momenti importanti per comprender­e gli errori e ripartire meglio. Non parliamo poi dei genitori che passano i pomeriggi a studiare con i figli o addirittur­a a sostituirl­i nello svolgiment­o dei compiti.

Siamo iperprotet­tivi nell’immediato con i ragazzi e qualche volta molto egoisti rispetto al loro futuro. Altrimenti come è stato possibile che nella nostra società esistano dipendenti di una certa età ultra protetti e giovani a cui vengono riservati solo «lavoretti»? Le lettere a Luciano Fontana vanno inviate a questo indirizzo di posta elettronic­a: scrivialdi­rettore@corriere.it

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