(Dis)informazioni ai viaggiatori
Mio figlio aveva programmato da tempo di andare in treno in Liguria questo fine settimana. Venerdì mattina chiamo il numero verde di Trenitalia per avere informazioni sulla eventuale cancellazione del treno per Genova e l’operatrice (A ..5) mi dice che il treno è cancellato. Chiedo informazioni su eventuali treni nel pomeriggio e mi viene riferito che non c’è nulla. Alle mie ulteriori richieste, l’operatrice, dopo avermi risposto che non abita a Milano e quindi non sa che treni partono, interrompe la comunicazione. Richiamo e risponde la stessa addetta: mi riconosce e chiude la linea. Fortunatamente mio figlio ha deciso di andare in stazione e, miracolo, il treno c’era ed è regolarmente partito. È questa l’assistenza di Trenitalia?
Dario Piovera, Monza
NAVI PER TANGERI
Cibi solo per musulmani Mi sono imbarcato sulla Gnv (Grandi Navi Veloci) sulla tratta Genova-BarcellonaTangeri. Data la destinazione finale c’era una grossa presenza di marocchini. Ebbene, il bar di bordo non aveva toast con prosciutto e formaggio, ma solo formaggio, per rispetto dei musulmani. L’ulteriore conferma che la ristorazione self-service fosse a uso e consumo dei musulmani era data da: lasagne solo in bianco e solo carne di pollo.
Roberto Resega
CORRUZIONE
Il Vaticano e l’Italia La piaga della corruzione è molto sentita dal Vaticano che prospetta la scomunica ai corruttori; meno sentita dal nostro Stato le cui pene per questo crimine sono forse più annunciate che applicate. Umberto Gaburro, Guidizzolo
ROGO DI LONDRA
Salvataggi con i gonfiabili A proposito del rogo di Londra, nessuno ha evidenziato che si sarebbero dovuti mettere dei gonfiabili (l’incendio si è propagato dopo 4 ore): si sarebbe salvato qualcuno che invece si è sfracellato al suolo.
Lionello Leoni Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579
lettere@corriere.it letterealdocazzullo @corriere.it
Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere
Caro direttore,
ma come abbiamo fatto, noi nati negli anni Quaranta e Cinquanta, a sopravvivere a qualche titolo di «imbecille» urlatoci dalle maestre, o a una bacchettata sulle mani o, addirittura, a qualche scappellotto quando l’avevamo combinata grossa? Eppure siamo diventati buoni cittadini in percentuale decisamente superiore a molte generazioni che ci hanno seguito. Ma oggigiorno questi metodi educativi sono considerati da querela. Oggi, anche per le piccole canaglie che ti prendono a calci o insultano e poi ghignando e ti dicono «Tanto non puoi farmi niente», evidentemente devi accondiscendere a tutto, inseguire i loro capricci, esaudire le loro stravaganze, abbozzare alle loro maleducazioni, soddisfare le loro angherie. Molto bene, educhiamoli così. E otterremo generazioni di giovani fragili, viziati, spocchiosi, privi di empatia.
Caro signor Carozzi,
Forse lei esagera un po’ nella descrizione dei nostri ragazzi. Ne conosco tantissimi che studiano con serietà e altrettanti che, purtroppo, passano anni tra uno stage e un altro tipo di contratto precario alla ricerca della loro occasione. Con toni un po’ forti però lei coglie un punto che dovrebbe far riflettere più i genitori che i figli. Nel dopoguerra abbiamo vissuto in famiglie con regole rigidissime (in particolare per le ragazze) dove quasi niente era permesso. Abbiamo frequentato scuole in cui maestri e professori avevano sempre ragione, anche quando usavano metodi discutibili. In casa la reazione di padri e madri era la stessa, invariabilmente: «Se il professore ha fatto così significa che lo meritavi».
Ora leggiamo sui giornali di genitori che si presentano a scuola ad aggredire i docenti colpevoli di non aver dato il voto giusto, secondo loro, ai propri figli, che organizzano assemblee per contestare maestri troppo severi. Insomma padri e madri che si trasformano La mia esperienza di donatrice di sangue Ho letto l’articolo sui problemi legati alla carenza di donazioni di sangue (Corriere, 13 giugno). Sono una ex donatrice. Ricordo le due volte che ho iniziato con le donazioni: due volte in quanto avevo cambiato casa e di conseguenza ospedale. La seconda volta, presso il centro donazioni di un ospedale di Milano, è stato un «iter» al limite del surreale. Capisco che ci vogliano estrema attenzione e regole ferree per la selezione dei donatori ma la mia impressione allora, forse valida anche oggi, è che la possibilità di soddisfare tutte le condizioni sia talmente ridotta da ridurre al lumicino i donatori. Basta controllare le domande e le condizioni imprescindibili: si vedrà che nel 2017 è quasi in avvocati difensori degli studenti: alcune volte in senso letterale ricorrendo ai giudici dei tribunali amministrativi. Comportamenti che non aiutano certo i ragazzi ad assumersi le loro responsabilità, a crescere sapendo che un brutto voto o un rimprovero possono essere momenti importanti per comprendere gli errori e ripartire meglio. Non parliamo poi dei genitori che passano i pomeriggi a studiare con i figli o addirittura a sostituirli nello svolgimento dei compiti.
Siamo iperprotettivi nell’immediato con i ragazzi e qualche volta molto egoisti rispetto al loro futuro. Altrimenti come è stato possibile che nella nostra società esistano dipendenti di una certa età ultra protetti e giovani a cui vengono riservati solo «lavoretti»? Le lettere a Luciano Fontana vanno inviate a questo indirizzo di posta elettronica: scrivialdirettore@corriere.it