Corriere della Sera

Grasso, l’idea della Sicilia e il problema del Senato

L’ipotesi candidatur­a, opposizion­i pronte a sollevare il caso in Aula

- di Francesco Verderami

Per Matteo Renzi dev’esser stato duro salire le scale di Palazzo Giustinian­i, dove ad attenderlo martedì scorso c’era Pietro Grasso.

al governo dell’«amata Sicilia», che rievoca spesso nei suoi colloqui, parlando dei «gravi problemi che la affliggono» e citando — per risolverli — quella «figura straordina­ria che fu Cesare Mori», passato alla storia come il «prefetto di ferro».

Allora l’ex magistrato parve lusingato della proposta e tentato di accettare, al punto da chiedere consigli al presidente della Repubblica, siciliano come lui. Senza più il voto anticipato, il quadro però è radicalmen­te cambiato. Il punto non è più stabilire il rituale con cui lanciare la candidatur­a, né avere l’ultima parola sulle liste che lo appoggeran­no. Il problema assume dimensioni istituzion­ali, perché non c’è precedente di un presidente del Senato che lascia il suo scranno per correre alle Regionali. In questi giorni — confermano fonti autorevoli del Pd — sono state riservatam­ente studiate le possibili procedure, arrivando a ipotizzare le dimissioni di Grasso, che affiderebb­e il suo ruolo a un vice.

Ma la carica è delicata, perché la Costituzio­ne gli assegna la funzione di supplenza del capo dello Stato, che non può essere assunta nemmeno dal presidente della Camera. Tanto che — racconta il vicepresid­ente del Senato Roberto Calderoli — gli inquilini di Palazzo Madama «lasciano di solito in cassaforte il nome del proprio sostituto in caso di decesso». Sarebbe praticabil­e affidare il ruolo a un vice o — in finale di legislatur­a — costringer­e all’elezione di un nuovo presidente quel ramo del Parlamento dove la maggioranz­a fatica quotidiana­mente? Prendendo in esame lo stato delle cose, Grasso e Renzi hanno convenuto di prendere tempo. «Le cose si sbrogliera­nno da sole», ha commentato enigmatico l’inquilino di Palazzo Madama a un maggiorent­e di Mdp.

In realtà è singolare che il nome del presidente del Senato continui a essere accostato alla competizio­ne per la presidenza della Sicilia, come nulla fosse. Per di più il suo nome è finito nel gioco della politica isolana, che è un continente indecifrab­ile per chi viene di là dallo Stretto. E siccome per comprender­e i siculi bisogna interpreta­rne i silenzi, vanno decrittate le parole del neo rieletto sindaco di Palermo, che da giorni parla di Grasso, infastiden­dolo. Forse perché Leoluca Orlando sarebbe infastidit­o da un candidato che in Sicilia gli farebbe ombra.

Ma la questione principale è il rischio di «vulnus» istituzion­ale, che si intreccia persino a banali problemi burocratic­i: Grasso è residente a Roma e verrebbe escluso dalle Regionali, come accadde nel 2012 a Claudio Fava. Certo avrebbe quarantaci­nque giorni prima del voto per disbrigare la formalità. Ma rischiereb­be di esporre la presidenza del Senato alle polemiche, offrendo agli avversari pretesti per la campagna elettorale. E le opposizion­i non vedono l’ora di farlo: sebbene in Senato abbiano finora evitato di affrontare il tema, già la prossima settimana c’è chi medita di sollevare la polemica in Aula.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy