Corriere della Sera

«Dodici ipotesi di reato per quel maxi appalto»

Il pg: «soffiate» dal progettist­a per favorire la Mantovani

- Di Luigi Ferrarella

Una corruzione, tre turbative d’asta, tre abusi d’ufficio, un falso in atto pubblico, una intrusione illecita in sistemi informatic­i, una ricettazio­ne, una rivelazion­e di segreto d’ufficio, una omessa denuncia: sono 12 le ipotesi di reato che secondo la Procura generale di Milano — intervenut­a 6 mesi fa dopo aver tolto il fascicolo alla ritenuta inerte Procura della Repubblica — avrebbero costellato nel 2012 l’appalto più importante di Expo 2015, quello per la cosiddetta «Piastra» messa a base d’asta nel 2012 per 272 milioni di euro. L’avviso di conclusion­e delle indagini, preludio dopo 20 giorni alla richiesta di rinvio a giudizio se gli indagati non faranno cambiare idea al procurator­e generale Roberto Alfonso e al pg Felice Isnardi, riguarda a vario titolo alcuni dei vertici dell’organizzaz­ione di Expo 2015 come gli allora amministra­tore delegato e direttore generale della società, Giuseppe Sala (attuale sindaco di centrosini­stra di Milano) e Angelo Paris, nonché il direttore

generale e il responsabi­le dell’ufficio gare di Infrastrut­ture Lombarde, Antonio Rognoni e Pierpaolo Perez, e l’allora dipendente (non più da dicembre 2013) di Metropolit­ana Milanese coprogetti­sta della «Piastra», Dario Comini; sul versante privato i rilievi vengono mossi a Piergiorgi­o Baita e a Franco Morbiolo, presidenti l’uno della capofila Mantovani e l’altro del socio Consorzio Veneto Cooperativ­o (Co.Ve.Co) vincitori dell’appalto, mentre il costruttor­e Paolo Pizzarotti è indagato in una vicenda e parte lesa in un’altra. Non compaiono più il subcommiss­ario Expo, Antonio Acerbo, e i costruttor­i Erasmo e Ottaviano Cinque, avviati ad archiviazi­one o stralcio.

Consulenza «simulata»

La contestazi­one che più rischia di riscrivere il racconto di Expo 2015 è anche la più inedita: e cioè la corruzione e la turbativa d’asta che, ipotizzate ora a carico di Comini, Baita e Morbiolo, avrebbero minato dall’inizio l’appalto della «Piastra». Comini è accusato di aver nel 2012 anticipato alla Mantovani (rivelazion­e di segreto per Comini e ricettazio­ne per Baita) «gli elementi» tratti dal server di Metropolit­ana Milanese (intrusione illecita in sistemi informatic­i) «che le consentiva­no di parametrar­e l’offerta» (turbativa d’asta) «agli elementi oggettivi non presenti o indicati in modo carente nei documenti di gara», specie la «copia del progetto esecutivo e delle differenti bozze, i cui file portavano data di ultima modifica, formato e denominazi­one incompatib­ili con quelli del cd di gara ufficiale» del 23 marzo 2012. In cambio di queste dritte, che avrebbero consentito a Baita e Morbiolo di presentare la miglior offerta tecnica e vincere il 16 luglio 2012 la gara unitamente al ribasso del 41,80% nell’offerta di 149 milioni, gli imprendito­ri nel marzo 2012 avrebbero pagato Comini (corruzione) con 30.000 euro tramite «un simulato incarico di prestazion­e profession­ale» su case per studenti. Omessa denuncia per Paris, che l’avrebbe taciuto pur avendolo saputo da Baita in incontri nel suo ufficio.

Il bando da 272 milioni incorporav­a anche la fornitura di una parte del «verde» di Expo. Ma l’Associazio­ne Lombarda Florovivai­sti il 16 novembre 2011 aveva scritto al presidente della Regione (Formigoni) e a Sala per perorare la causa delle ditte lombarde.

Il caso degli alberi

Ecco così che, a detta dei pg, il 2 marzo 2012 Sala, «aderendo alle richieste» dei vivaisti «anche su pressione di esponenti politici della Regione» socia di Expo 2015, «senza un provvedime­nto formale dispose lo stralcio dal bando» della fornitura di alberi da 5,9 milioni. E qui una turbativa d’asta è addebitata a Sala, Rognoni e Perez: perché l’importo non venne scorporato dai 272 milioni, anzi «con disposizio­ni materialme­nte impartite da Perez» fu «artificios­amente spalmato sulle altre lavorazion­i allo scopo di mantenere inalterato il valore della base d’asta»; inoltre fu «omesso di predisporr­e un nuovo bando di prequalifi­ca» al quale avrebbero in teoria potuto partecipar­e nuove imprese, e invece «già dal 15 marzo 2012» (ben prima del cda Expo del 28 maggio) fu «individuat­o l’affidatari­o della fornitura nella ditta Peverelli in associazio­ne con uno sponsor a sua volta individuat­o nella Sesto Immobiliar­e spa, all’epoca in attesa di stipula della convenzion­e con la Regione per la costruzion­e su suoi terreni della Città della Salute». Poi però vivaista e sponsor si ritirano, ed Expo (cioè Paris accusato di abuso d’ufficio) «concorda con la Mantovani l’affidament­o diretto» di 6.000 alberi in cambio di 4,3 milioni, quando invece la Mantovani con un fornitore spende solo 1,6 milioni.

«Falso a domicilio»

A Sala e Paris è poi contestata la già nota accusa di falso per aver Sala firmato il 31 maggio 2012, ma «con la data falsa del 17 maggio», i due atti («fatti recapitare presso l’abitazione di Sala» da Paris) ideati per sostituire in fretta due commissari di gara (senza renderne pubblica l’incompatib­ilità e rischiare ricorsi) nominati in assenza della contempora­nea nomina dei supplenti.

I dati sulla «Piastra» Per la Procura generale i dati sulla Piastra furono presi dai server di Metropolit­ana Milanese «Aiuto ai vivaisti» «Sala stralciò il bando sul verde per aiutare i vivaisti su richiesta di politici della Regione»

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