E per tutelare i «piccoli» Palazzo Chigi pensa al modello Montepaschi
L’obiettivo del governo, adesso, è quello di salvare i piccoli obbligazionisti subordinati delle popolari venete. Nello schema della liquidazione coatta amministrativa che si sta mettendo a punto, anche per ragioni politiche, si punta a garantire a quei piccoli risparmiatori il rimborso al 100% dell’investimento iniziale. Una soluzione come quella adottata per il Monte dei Paschi di Siena, anche se i due salvataggi sono decisamente diversi.
Per Siena si è scelta la strada della ricapitalizzazione precauzionale a carico dello Stato, che ha poi deciso di rifondere i piccoli obbligazionisti con l’assegnazione di azioni di nuova emissione dell’istituto. In questo caso si parla di una liquidazione coatta amministrativa, con lo Stato che si farebbe carico dei crediti deteriorati delle due popolari venete, mentre la parte buona delle banche verrebbe ceduta a Intesa San Paolo.
Ciò nonostante, considerata soprattutto la delicatezza politica della questione, il premier Paolo Gentiloni e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che si sono visti ieri a Palazzo Chigi e sono in contatto costante da giorni, vorrebbero garantire ai piccoli risparmiatori che hanno investito in Pop Vicenza e Veneto Banca «uniformità di trattamento» con quelli del Monte Paschi.
La spesa per lo Stato non sarebbe eccessiva. Si stima che un terzo dei 7-800 milioni di obbligazioni subordinate delle due popolari siano in mano agli investitori «retail», cioè i piccoli, per i quali si aprirebbe il paracadute pubblico. Il presupposto per il rimborso degli investimenti a carico dello Stato sarebbe, anche in questo caso, il «misselling», cioè la vendita non corretta di quei titoli, da parte delle stesse banche, a clienti ignari dei rischi.
L’altro nodo sensibile, per il governo, è quello degli esuberi. Banca Intesa vorrebbe la garanzia di un sostegno pubblico al fondo di settore che finanzia i prepensionamenti dei bancari. Servirebbero 1,2 miliardi per coprire gli esuberi che verrebbero fuori al termine dell’operazione. Nelle popolari sono 1.500, ma con il prepensionamento portato da 5 a 7 anni Intesa chiede la riapertura delle finestre anche per i suoi dipendenti (sarebbero più di 8 mila quelli con i requisiti).
Risolti questi nodi per Gentiloni sarebbe più facile chiudere la partita politica sulle risorse per sostenere il piano. I calcoli del Tesoro oscillano tra gli 8 e i 10 miliardi, tra il sostegno alla «bad bank» e le garanzie chieste da Intesa per rilevare la parte buona dei due istituti. Condizioni pesanti, che la banca milanese vuole blindare con una legge. Il problema è che siamo a fine giugno, e per convertire in tempo il decreto il Parlamento potrebbe esser costretto a lavorare anche ad agosto.