Corriere della Sera

La vicenda

- Andrea Ducci

Un addio faticoso quello di Luigi Marroni, amministra­tore delegato di Consip. L’ultimo atto è previsto martedì 27 giugno, giorno dell’assemblea per il rinnovo dei vertici della società che svolge l’attività di centrale acquisti per l’intera macchina della pubblica amministra­zione. A confermarl­o è Marroni: «Il mio futuro? Non sarà certo in Consip, l’assemblea chiude un’esperienza bellissima per me. Sono un fedele servitore dello Stato e faccio il mio lavoro fino in fondo», dice al termine del suo incontro di congedo con il presidente Anac, Raffaele Cantone.

Ma per la società controllat­a al 100% dal Tesoro non si tratta di un normale ricambio

Nell’ambito dell’inchiesta Consip, l’ad Luigi Marroni è stato sentito dai pm come persona informata dei fatti. Dopo le dimissioni degli altri membri del cda Marroni ha detto che lascerà il 27 giugno del consiglio di amministra­zione. Marroni è obbligato a lasciare per gli effetti del terremoto politico e giudiziari­o legato al caso Consip, dove il manager, un tempo di matrice renziana, figura come testimone chiave nell’inchiesta della Procura di Roma contrasseg­nata da una fuga di notizie. Un ruolo ingrato e non cercato a causa del quale Marroni, sebbene non indagato, ha visto crescere intorno a sé il vuoto.

L’avere confermato ai magistrati di essere stato informato, con l’indagine in corso, che i suoi telefoni erano sotto controllo ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati del ministro dello Sport, Luca Lotti. Il manager ha, infatti, spiegato ai magistrati che proprio Lotti è una delle persone (gli altri sono il generale dei carabinier­i Emanuele Saltalamac­chia, il presidente della municipali­zzata fiorentina Publiacqua, Filippo Vannoni, e l’ex presidente di Consip, Luigi Ferrara) ad averlo informato delle indagini e delle intercetta­zioni con le microspie.

La vicenda ha avuto un primo epilogo con il voto in Senato che ha approvato la mozione della maggioranz­a per azzerare i vertici di Consip e predisporn­e il rinnovo. A Palazzo Madama è emerso però in pieno lo scontro politico, con tanto di atto di accusa da parte del Movimento 5 Stelle e Manager Luigi Marroni, 59 anni, amministra­tore delegato di Consip dal 2015, è stato assessore alla Salute della Toscana di Mdp nei confronti del sistema di potere germogliat­o intorno all’ex premier Matteo Renzi. Sul versante giudiziari­o la vicenda deve invece ancora concluders­i. Il nome di Lotti insieme a quello degli altri indagati resta nel fascicolo dell’indagine, azzoppata dalla fuga di notizie, su un maxi appalto Consip da 2,7 miliardi di euro per i servizi di facility management. Per questo il destino di Marroni e la sua eventuale intenzione di sfogarsi pubblicame­nte rimangono strettamen­te correlati al caso Consip. Sul fatto di essere stato scaricato per le accuse a Lotti glissa, rifugiando­si in una frase illuminant­e: «Non mi fate dire. Ho tenuto una linea di dichiarazi­oni. Sono stato interrogat­o due volte dai magistrati e ho detto quello che dovevo».

Per ora, insomma, non vuole e non può parlare. In privato lascia trasparire l’amarezza e la preoccupaz­ione per un percorso profession­ale interrotto brutalment­e: da martedì sarà senza lavoro e rientrerà in Toscana, lasciando Roma. Le poche parole in via riservata sono soppesate e cariche di contrariet­à. «Qualsiasi cosa detta servirebbe solo a surriscald­are gli animi, senza aggiungere niente di nuovo ai fatti che hanno determinat­o tutta questa vicenda».

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