La vicenda
Un addio faticoso quello di Luigi Marroni, amministratore delegato di Consip. L’ultimo atto è previsto martedì 27 giugno, giorno dell’assemblea per il rinnovo dei vertici della società che svolge l’attività di centrale acquisti per l’intera macchina della pubblica amministrazione. A confermarlo è Marroni: «Il mio futuro? Non sarà certo in Consip, l’assemblea chiude un’esperienza bellissima per me. Sono un fedele servitore dello Stato e faccio il mio lavoro fino in fondo», dice al termine del suo incontro di congedo con il presidente Anac, Raffaele Cantone.
Ma per la società controllata al 100% dal Tesoro non si tratta di un normale ricambio
Nell’ambito dell’inchiesta Consip, l’ad Luigi Marroni è stato sentito dai pm come persona informata dei fatti. Dopo le dimissioni degli altri membri del cda Marroni ha detto che lascerà il 27 giugno del consiglio di amministrazione. Marroni è obbligato a lasciare per gli effetti del terremoto politico e giudiziario legato al caso Consip, dove il manager, un tempo di matrice renziana, figura come testimone chiave nell’inchiesta della Procura di Roma contrassegnata da una fuga di notizie. Un ruolo ingrato e non cercato a causa del quale Marroni, sebbene non indagato, ha visto crescere intorno a sé il vuoto.
L’avere confermato ai magistrati di essere stato informato, con l’indagine in corso, che i suoi telefoni erano sotto controllo ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati del ministro dello Sport, Luca Lotti. Il manager ha, infatti, spiegato ai magistrati che proprio Lotti è una delle persone (gli altri sono il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, il presidente della municipalizzata fiorentina Publiacqua, Filippo Vannoni, e l’ex presidente di Consip, Luigi Ferrara) ad averlo informato delle indagini e delle intercettazioni con le microspie.
La vicenda ha avuto un primo epilogo con il voto in Senato che ha approvato la mozione della maggioranza per azzerare i vertici di Consip e predisporne il rinnovo. A Palazzo Madama è emerso però in pieno lo scontro politico, con tanto di atto di accusa da parte del Movimento 5 Stelle e Manager Luigi Marroni, 59 anni, amministratore delegato di Consip dal 2015, è stato assessore alla Salute della Toscana di Mdp nei confronti del sistema di potere germogliato intorno all’ex premier Matteo Renzi. Sul versante giudiziario la vicenda deve invece ancora concludersi. Il nome di Lotti insieme a quello degli altri indagati resta nel fascicolo dell’indagine, azzoppata dalla fuga di notizie, su un maxi appalto Consip da 2,7 miliardi di euro per i servizi di facility management. Per questo il destino di Marroni e la sua eventuale intenzione di sfogarsi pubblicamente rimangono strettamente correlati al caso Consip. Sul fatto di essere stato scaricato per le accuse a Lotti glissa, rifugiandosi in una frase illuminante: «Non mi fate dire. Ho tenuto una linea di dichiarazioni. Sono stato interrogato due volte dai magistrati e ho detto quello che dovevo».
Per ora, insomma, non vuole e non può parlare. In privato lascia trasparire l’amarezza e la preoccupazione per un percorso professionale interrotto brutalmente: da martedì sarà senza lavoro e rientrerà in Toscana, lasciando Roma. Le poche parole in via riservata sono soppesate e cariche di contrarietà. «Qualsiasi cosa detta servirebbe solo a surriscaldare gli animi, senza aggiungere niente di nuovo ai fatti che hanno determinato tutta questa vicenda».