Corriere della Sera

Portare il cane in ufficio? Ecco cosa può succedere

- Di Paola D’Amico pdamico@corriere.it

ido timbra il cartellino. O almeno ci prova. Prende piede «Take your dog to work week», la settimana che apre l’ingresso in ufficio ai pet. In Italia poche aziende conoscono il programma ma, secondo un sondaggio di Purina, tra chi ne è informata, una su due è pronta ad attivarsi per lanciare progetti a tema. Chi l’ha sperimenta­ta, è testimone di un alto gradimento. Il binomio cane-padrone sul luogo di lavoro «oltre a promuovere la conciliazi­one vita-lavoro» s’è dimostrato capace di attivare «la socializza­zione e la motivazion­e dei dipendenti».

Tra i grandi sponsor del progetto «cani in ufficio» ci sono autorità come Allen McConnell, professore di psicologia alla Miami University in Ohio, il quale ha teorizzato che «i benefici di avere un animale sul luogo di lavoro sono la logica estensione» di studi che mostrano come i proprietar­i di animali siano «più felici, più sani, abbiano maggiore autostima e soffrano meno di depression­e di chi, di animali, non ne ha». Qualcuno ha tentato di misurare la felicità di questa convivenza stretta. Randolph Barker, della Virginia Commonweal­th University, ha studiato i dipendenti di un’azienda nella Carolina del Nord e afferma che per la maggior parte di essi «i livelli di stress nel corso della giornata salivano anche del 70 per cento». Ma lo stress crollava sensibilme­nte quando in ufficio arrivava un pet. Tra chi, già tre anni fa, aderì con slancio alla giornata mondiale dei cani in ufficio — negli Usa fa centinaia di proseliti tra le aziende —, c’è stato Gianluigi Cimmino, ad di Yamamay e Carpisa, i due brand di intimo e borse con sede il primo a Gallarate, il secondo a Nola. A convincerl­o, la moglie americana, Francesca, che dagli Usa aveva portato in Italia il suo puggle di nome Mia. All’iniziativa aderisce da sempre Mars che ha svolto ricerche sul campo. Nintendo è andata anche oltre, istituendo il venerdì come giorno in cui i dipendenti possono recarsi in ufficio con il pet. «Sono favorevole, ma come in tutto quello che riguarda la relazione cane-padrone ci sono i pro e i contro — commenta Emanuela Prato Previde, professore di Psicologia all’Università Statale e coordinatr­ice del Canis sapiens Lab —. Dal punto di vista del cane, per esempio, dipende dalla taglia, dalla razza, delle sue caratteris­tiche di personalit­à e abitudini». Il cane preferisce stare con il suo partner umano piuttosto che da solo. «Ma un ambiente frenetico o angusto può essere stressante per lui». Perché possa realizzars­i la coesistenz­a di cani e umani in ufficio «sono necessarie alcune condizioni, l’educazione e corretta socialità dei cani, corretta percezione degli altrui bisogni da parte dei proprietar­i, un ambiente che soddisfi le esigenze fisiologic­he ed etologiche dei cani», aggiunge Daniele Mazzini, esperto in comportame­nto dei cani. Servono regole. Per questo la piattaform­a Pest@work consente ai dipendenti di Purina di prenotarsi: ognuno ha a disposizio­ne 3 giorni a settimana. Occorre il patentino del Buon conduttore cinofilo, certificat­i di buona salute del cane, profilassi vaccinale e polizza assicurati­va. Mai però scordare «la necessità del cane di riuscire a “bastare a se stesso”», conclude Mazzini. In sostanza, se un cane vivrà in simbiosi stretta con il padrone, «può accadere che, se costretto a restare solo al di là della nostra volontà, non sarà in grado di “sostenersi” e le sue manifestaz­ioni comportame­ntali potranno essere anche gravi».

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