Corriere della Sera

Ubi, Bazoli: «Dimostrere­mo l’infondatez­za delle accuse»

- Paola Pica

«Finalmente potremo esplicitar­e tutte le difese per dimostrare l’assoluta infondatez­za delle accuse davanti a un giudice terzo a cui saranno anche espresse alcune osservazio­ni sulle modalità con cui è stata condotta questa inchiesta». Così Giovanni Bazoli all’indomani della richiesta della procura di Bergamo di 31 rinvii a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sui vertici di Ubi Banca che lo ha visto coinvolto accanto, tra gli altri, a Victor Massiah ed Emilio Zanetti. «Questa inchiesta, che è nata dalla denuncia di un azionista di Ubi che aveva delle mire frustrate sulla banca, dura da più di tre anni perché tanto è durata l’indagine preliminar­e», ha ricordato Bazoli parlando a margine di una lectio magistrali­s tenuta ieri all’Università di Bologna, introdotto da Romano Prodi. «Per questi lunghi tre anni l’indagine ha seguito e ferito dolorosame­nte, oltre a me, una compagine di persone perbene che sono amministra­tori di Ubi che è una delle migliori e più sane banche del Paese», ha osservato il professore bresciano.

Rispetto alle accuse di ostacolo alla Vigilanza formulate dai pm «io mi sono attenuto al criterio di non replicare sul piano mediatico. E tantomeno di intervenir­e per rettificar­e gli oltraggi e le tante grossolane falsità che sono state propalate in questi anni da alcuni giornali scandalist­ici. Perché tutte le persone che sono informate dei fatti conoscono perfettame­nte l’integrità e l’assoluta correttezz­a del mio operato di sempre, non solo, ma anche i servizi che io ho reso al Paese e in particolar­e al sistema bancario italiano. Sempre, ci tengo a dirlo — ha sottolinea­to l’artefice della nascita del Nuovo Banco Ambrosiano e padre fondatore di Intesa Sanpaolo — in stretto raccordo con le Autorità bancarie e istituzion­ali del Paese».

A fronte di questa «non notizia», Bazoli ha richiamato l’attenzione su «una vera notizia». Il primo giudice terzo che si è pronunciat­o su questa materia è stata la Corte d’appello di Brescia che ha annullato le sanzioni che erano state erogate dalla Consob, «affermando la totale legalità dei comportame­nti tenuti dagli amministra­tori, riconoscen­do che tutto è avvenuto nel rispetto del protocollo di intesa, conosciuto dalle Autorità e reso pubblico, che ha dato origine alla fusione tra Banche Popolari Unite e la Banca Lombarda e Piemontese». La Consob, peraltro, aveva inflitto tali sanzioni pur riconoscen­do la natura solo colposa delle violazioni degli amministra­tori.

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