Elogio autentico della bruttezza
Il mastino Martha e gli altri Sono vecchi, malati e spelacchiati ma per loro proviamo qualcosa che non sentiamo per i nostri simili
La bruttezza normalmente genera crudeltà, almeno tra gli umani. I cani sono più avanti e ogni anno premiano il più brutto: l’ultimo scettro a Martha, mastino napoletano (foto).
Lingue violacee, bocche sdentate e bavose, pupille vitree, orecchie giganti, spine dorsali piegate a 90 gradi, zampe artritiche e creste spelacchiate, la World’s ugliest dog competition di Petaluma, Sonoma county, è fatta di questo. La corona di cane più brutto del mondo vale 1.500 dollari e un viaggio a New York. Quest’anno l’ha vinta Martha, mastino napoletano destinato alla cecità a causa delle pieghe di pelle che le coprono tuttora il muso: Shirley Zindler, la sua proprietaria, l’ha salvata facendola operare. Ha strappato lo scettro al mostruoso Swee Pee Rambo, campione 2016, e battuto altri 13 bruttissimi anatroccoli, molti dei quali sono solo normali chihuahua cinesi crestati e attempati. «È il mio ragazzo sexy», ha detto Vicky Adler, di Davis, in California, parlando di Zoomer, il suo cinese crestato di 8 anni (a Petaluma vincono a mani basse, ricordatelo). È solo uno dei tanti commenti di questi amorevoli padroni, che in molti casi hanno salvato i loro orribili animali dalla malattia, ne sopportano la vecchiezza, ne apprezzano e coltivano l’inguardabilità. Si dice «brutto come la morte», no? Questo è il caso di scuola in cui invece c’è qualcuno che riesce a essere brutto come l’amore. Evviva. Però c’è un però.
La bruttezza normalmente genera crudeltà, purtroppo quasi mai indifferenza, almeno quando riguarda noi umani. Ne sa qualcosa Lizzie Velasquez, eletta suo malgrado donna più brutta del mondo. Non ha partecipato a un concorso, è stato il mondo, il nostro mondo, a inseguirla con questo scettro in mano. Lei, vittima di una rara sindrome, prima ha pianto moltissimo. Poi è diventata una scrittrice e una speaker motivazionale e quello scettro l’ha impugnato davanti ai nostri volti, ne ha fatto una lapide sotto la quale dormono alcuni dei nostri cuori di pietra. Il concorso di Petaluma e altri simili sono piccoli passi avanti nei rapporti umanitàcaninità. Chissà quando faremo quello grande di passo, riuscendo ad amare i bruttoni. Ma quelli che ci somigliano.