Le tre città che potrebbero compensare la roccaforte
Non si respira certo grande ottimismo nel quartier generale del Pd, alla vigilia delle Amministrative. Secondo una ricerca dell’istituto Cattaneo due terzi dei ballottaggi sono all’insegna dell’incertezza. E al Partito democratico stanno sui carboni ardenti. È vero che nel comune più importante per dimensioni abitative, cioè Palermo, il centrosinistra ha già vinto al primo turno, ma i dirigenti del Nazareno sanno che non è quella la città su cui si misurerà la tenuta del Pd e di tutta la coalizione di centrosinistra. Lì ha vinto Leoluca Orlando, non i partiti che lo sostenevano. È Genova, la roccaforte rossa che ora rischia di essere consegnata al centrodestra, il capoluogo su cui sono puntati i riflettori. Queste elezioni per il Pd e il centrosinistra in genere, perché non bisogna dimenticare che in molti comuni democrat e scissionisti si presentano insieme, si vincono o si perdono a Genova. Una sconfitta nel capoluogo ligure potrebbe essere attutita, ma non certamente cancellata, da una vittoria in almeno due di queste tre città chiamate oggi al voto: L’Aquila, Parma e Padova. È sopratutto sulla prima e sulla terza che il Pd punta. Mentre una «tripletta» farebbe dire ai dem che le elezioni sono finite in pareggio. Comunque, un dato che preoccupa lo stato maggiore del Pd è quello della grande incertezza dei ballottaggi in regioni tradizionalmente rosse: Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche. Anche questo, come l’eventuale sconfitta a Genova, viene visto come un campanello d’allarme, un avviso di cui dover tener conto. Un risultato elettorale oltremodo deludente dimostrerebbe anche che l’alleanza tra il Pd e la variegata sinistra esterna a quel partito (e proprio Genova è un esempio indicativo in questo senso) non è la formula vincente come invece ritengono alcuni critici di Renzi. Il che imporrà sia al segretario del Pd che ai suoi avversari a sinistra una riflessione su come attrezzarsi per le prossime, ben più importanti, elezioni, nel 2018.