Le parole di Prodi agitano Bersani e Pisapia: con Renzi divisioni politiche, non personali
L’ex segretario dem: «Non siamo comari sul ballatoio». Mdp: incomprensibile cantonata
«Non ci sono comari sul ballatoio, ma politica e idee». Pierluigi Bersani è visibilmente contrariato dalle parole di Romano Prodi sui «veti personali che dividono il centrosinistra». Non lo nasconde neanche, sfoggiando a Napoli il suo miglior repertorio. «Non solo Prodi, ma tanti pensano che siamo qui a pettinare le bambole per questioni personali. Rifiuto l’idea, non c’è nessun personali, qui si parla di politica. Sono tre anni che dico che c’è una mucca nel corridoio, che c’è un problema che si chiama nuova destra protezionista e sovranista. Sono tre anni che dico queste cose, quindi non mi piace che tutto questo venga ridotto a questioni personali. Se fosse così mi riposerei, andrei al mare».
Le preoccupazioni confidate al Corriere dall’ex presidente del Consiglio sulla difficoltà di tenere insieme i cocci del centrosinistra si palesano nella sala della Stazione marittima partenopea dove Bruno Tabacci ha riunito il Centro democratico al fianco di Bersani e Pisapia, anfitrione quel Michele Pisacane, non più deputato, ma recordman di cambi di casacca (dal Cdu a Forza Italia, dai Responsabili a Campo progressista).
Anche l’ex sindaco di Milano in un passaggio, senza mai nominarlo, lancia un messaggio a Prodi: «Dicono che parliamo di astio personale, invece abbiamo le idee, eccome se ce le abbiamo». Passo dopo passo, verso l’iniziativa del primo luglio, data in cui i confini del nuovo «soggetto di sinistra» saranno più definiti. E, a quanto Il colloquio Sul Corriere di ieri Romano Prodi si è soffermato sulle divisioni nel centrosinistra si sussurra nelle file di Mdp, sul palco di Roma, accanto a Pisapia, potrebbe salire proprio Bersani. «Ripeto, non voglio fare polemica con Prodi — dice ancora l’ex segretario del Pd — glielo dico con l’amicizia di sempre: bisogna guardare in faccia il problema politico e sociale enorme che si è aperto nel Paese». E da Bologna anche Enrico Rossi risponde: «Non esistono veti personali, ma un lungo elenco di differenze programmatiche». Il malumore cresce, il capogruppo di Mdp alla Camera La Forgia definisce le parole di Prodi «un’incomprensibile cantonata».
A Napoli intanto si piantano paletti difficili da superare per il Pd e Renzi. La parola d’ordine è, infatti, «discontinuità». Lo è per Bersani e Pisapia, ma anche per il dem Cuperlo che usa costantemente il «noi» per parlare alla platea. «È necessaria una discontinuità con gli errori di questi anni — dice—. Le primarie aperte come chiesto da Pisapia hanno questo significato. Un vero leader deve avere l’umiltà di capire anche A Napoli Pier Luigi Bersani (Mdp) e Giuliano Pisapia (Campo progressista) ieri all’assemblea nazionale del Centro democratico alla Stazione marittima chi è la personalità più giusta per federare tutte le anime». Non è Renzi, insomma. «Mi parrebbe assai strano che fosse Renzi a interpretare una discontinuità con questi tre anni, poi nella vita può succedere di tutto», ancora Bersani.
E allora chi? Prodi, che si è tirato già fuori? L’esponente di Mdp taglia corto: «Sono qua con Pisapia». Tabacci, che di Pisapia è stato assessore a Milano, ancor più chiaramente: «Abbiamo visto Sanders nelle elezioni Usa e Corbyn in Inghilterra. Questi due personaggi che sono quasi anziani hanno avuto il consenso proprio tra i giovani. Ecco, Pisapia è la persona giusta». Ma quella della leadership è una partita tutta ancora da giocare.