La Rai e il caso Fazio Bordate da Fico, esposto di Anzaldi
M5S: ha cuore a sinistra e portafogli a destra L’Anac chiamata in causa: non ci compete
«Sul nuovo contratto a Fabio Fazio si pronuncino l’Anac e la Corte dei conti». È durissima la presa di posizione del deputato Pd, Michele Anzaldi, segretario della commissione parlamentare di Vigilanza dei servizi radiotelevisivi, all’indomani del cda della Rai, che venerdì ha approvato le proposte di palinsesto del nuovo direttore generale, Mario Orfeo. E sancito che l’azienda punta sul conduttore per il rilancio. Anzaldi ha inviato ieri una lettera-esposto al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone e al procuratore regionale del Lazio della Corte dei conti Andrea Lupi, chiedendo loro di accendere un faro sul rinnovo del contratto (pacchetto quadriennale da 2,2 milioni a stagione) al popolare conduttore di «Che tempo che fa», che dal prossimo autunno passerà da Rai3 a Rai1.
«Oltre ad alimentare perplessità e indignazione in termini di opportunità morale per un’azienda pagata per due terzi dal canone degli italiani — dice Anzaldi — il contratto solleva gravi dubbi in ordine alla legittimità e al possibile danno erariale causato al servizio pubblico». Dall’Anac, però, fanno notare che «non esiste un potere d’intervento sugli stipendi Rai da parte dell’Autorità», che piuttosto ha un compito di «verifica del rispetto delle regole del piano anticorruzione» della tv pubblica. Insomma, la materia-stipendi non le compete.
Ma quello di Anzaldi, ieri, non è stato l’unico attacco sferrato dai partiti nei confronti dell’anchorman savonese. Roberto Fico, presidente della commissione di Vigilanza della Rai ed esponente di spicco dei 5 Stelle, ha definito Fazio «il classico comunista col cuore a sinistra e il portafogli a destra» e ha parlato di «scandalo» e di «comportamento vergognoso» del conduttore. «Quando era stato preventivato di toccargli lo stipendio, Fazio voleva scappare in un’altra tv — ha spiegato Fico, ricordando le polemiche sui compensi per i divi e il tetto inizialmente fissato a 240 mila euro l’anno —. Ma ora che gli aumentano lo stipendio non vuole più scappare...».
A questo proposito, suona curioso il paragone proposto dal senatore Pd, Salvatore Margiotta, che avvicina Fazio a Mauro Icardi, il capitano dell’Inter, uno di «quei calciatori