Corriere della Sera

È morta Véronique, la reporter colpita in Iraq

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Èmorta Véronique Robert, la giornalist­a francese rimasta ferita lunedì scorso a Mosul, in Iraq, nell’esplosione di una mina. Ne ha dato l’annuncio France Television­s. Véronique, 54 anni, stava girando un reportage sulla battaglia di Mosul per France 2. Era accompagna­ta da tre colleghi, dei quali Stephan Villeneuve, 48 anni, e Bakhtiyar Addad, 41 anni, sono morti nell’esplosione. Operata a Baghdad, era stata trasferita nell’ospedale militare di Percy, vicino Parigi. 2003, ha avuto effetti che Washington non aveva previsto: la vittoria della maggioranz­a sciita contro la minoranza sunnita e la crescente influenza dell’Iran sul Paese. L’involontar­io successo iraniano ha allertato tutti i sunniti della regione e ha provocato in Iraq una guerra civile che non è ancora terminata.

Nelle grandi rivolte arabe del 2011, la Turchia di Erdogan ha intravisto la possibilit­à di creare una grande area sunnita di cui sarebbe stata la guida, come all’epoca dell’Impero Ottomano, e ha sostenuto per qualche anno tutti i jihadismi sunniti (fra cui l’Isis e le componenti più radicali della Fratellanz­a Musulmana) che combatteva­no in Siria contro il regime laico di Bashar Al Assad. L’Arabia Saudita è sunnita, ma considera la Fratellanz­a Musulmana una minaccia all’Islam wahabita, di cui è la maggiore espression­e territoria­le, e la teme anche in piccoli Paesi come il Qatar. Dall’inizio di queste crisi non vi è stato un terrorismo sunnita o sciita che non abbia goduto del sostegno o della complicità di qualche Paese della regione. In questo imbrogliat­o intreccio di interessi che cercano, per meglio combatters­i, una nobilitazi­one religiosa, tutti i combattent­i hanno sul loro scudo lo stesso motto: il nemico dei miei nemici, quale che sia la sua fede, è mio amico. È questa la ragione per cui la creazione di un coerente fronte anti-terrorista, in Medio Oriente, è stata sinora impossibil­e.

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