Corriere della Sera

Quel nome che l’Alzheimer non ha cancellato

- Sara Stefanelli

Mi chiamo Sara e ho una nonna malata di Alzheimer. Saranno ormai nove anni che non mi riconosce e il mio nome le risulta incomprens­ibilmente difficile, assurdo, due sillabe di incredibil­e semplicità, Sa-ra. Ma niente, il mio nome è troppo difficile. Ogni tanto, se qualcuno lo dice, si ricorda quello del mio cane. Non sono una di quelle ragazze che ha avuto la fortuna di crescere a contatto con i nonni, i miei sono immigrati dal Sud per crearsi un futuro che non ha nulla a che vedere con il passato della mia famiglia, quindi da sempre li vedo poche volte all’anno. Posso dire di conoscerli davvero poco, per me i nonni sono sempliceme­nte nonni, non ho un legame affettivo particolar­mente intenso con loro, ma rappresent­ano la mia storia, le mie origini. Col nonno parlo ogni domenica, spesso è un po’ triste, stanco. Sono ormai tanti anni che oltre a convivere con la nonna, è obbligato a stare anche con la sua malattia. Credo che mio nonno più di cinquant’anni fa non si sarebbe immaginato così il suo matrimonio. Probabilme­nte pensava che fino alla fine avrebbe potuto avere l’amore di un piatto caldo sulla tavola o di una chiacchier­ata sui nipoti che sono a studiare in giro per il mondo. E invece nulla di tutto ciò. Anche se lui forse non se ne accorge però, la nonna l’amore per il nonno non l’ha spento, e lo manifesta ogni giorno, perché il suo nome non se lo scorda mai, e lo dice sempre, un po’ a tutti. Gio-van-ni. Ogni domenica pubblichia­mo il racconto breve — reale o di fantasia — scritto da un lettore

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy