Quel nome che l’Alzheimer non ha cancellato
Mi chiamo Sara e ho una nonna malata di Alzheimer. Saranno ormai nove anni che non mi riconosce e il mio nome le risulta incomprensibilmente difficile, assurdo, due sillabe di incredibile semplicità, Sa-ra. Ma niente, il mio nome è troppo difficile. Ogni tanto, se qualcuno lo dice, si ricorda quello del mio cane. Non sono una di quelle ragazze che ha avuto la fortuna di crescere a contatto con i nonni, i miei sono immigrati dal Sud per crearsi un futuro che non ha nulla a che vedere con il passato della mia famiglia, quindi da sempre li vedo poche volte all’anno. Posso dire di conoscerli davvero poco, per me i nonni sono semplicemente nonni, non ho un legame affettivo particolarmente intenso con loro, ma rappresentano la mia storia, le mie origini. Col nonno parlo ogni domenica, spesso è un po’ triste, stanco. Sono ormai tanti anni che oltre a convivere con la nonna, è obbligato a stare anche con la sua malattia. Credo che mio nonno più di cinquant’anni fa non si sarebbe immaginato così il suo matrimonio. Probabilmente pensava che fino alla fine avrebbe potuto avere l’amore di un piatto caldo sulla tavola o di una chiacchierata sui nipoti che sono a studiare in giro per il mondo. E invece nulla di tutto ciò. Anche se lui forse non se ne accorge però, la nonna l’amore per il nonno non l’ha spento, e lo manifesta ogni giorno, perché il suo nome non se lo scorda mai, e lo dice sempre, un po’ a tutti. Gio-van-ni. Ogni domenica pubblichiamo il racconto breve — reale o di fantasia — scritto da un lettore