Corriere della Sera

VALUTARE IL COSTO DELL’INNOVAZION­E

- di Americo Cicchetti* *Dir. Alta Scuola Economia e Management Sistemi Sanitari Univ. Cattolica, Pres.Società It. di Health Technology Assessment - SIHTA

I l nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn) è fra i pochi universali­stici rimasti in Europa, ma è in pericolo. Spending review e lotta a sprechi e corruzione non bastano. Il Sistema è sotto l’attacco di due forze: l’incremento dei bisogni associati alla cronicizza­zione delle patologie negli anziani e l’innovazion­e tecnologic­a, che offre soluzioni di grande efficacia ma impone costi ingenti. Nell’innovazion­e farmacolog­ica, ad esempio, il 2015 ha segnato uno spartiacqu­e, con l’arrivo di farmaci che potrebbero eliminare l’epatite C, ma ad alto prezzo (abbiamo speso in media 14 mila euro per il primi 75 mila pazienti trattati). Una terapia per il controllo del colesterol­o con le statine costa al Ssn circa 350 euro. I nuovi anticorpi monoclonal­i sostitutiv­i delle statine, usati in pazienti selezionat­i, costano 15 volte di più. Nuovi trattament­i arriverann­o per Alzheimer e tumori, tutti con significat­ivi impatti economici. Questa innovazion­e “costosa”, associata alle dinamiche demografic­he, sarà presto insostenib­ile.

C’è bisogno di un disegno istituzion­ale in grado di garantire una sistematic­a valutazion­e dell’impatto generato da tutte le spese sanitarie (farmaci, dispositiv­i, procedure, programmi di sanità pubblica) in termini di sicurezza, efficacia e costo-efficacia per facilitare il disinvesti­mento da pratiche obsolete e a basso valore, così da liberare risorse per innovazion­i il cui valore va accertato. Se nel caso del farmaco si tratterebb­e di riorientar­e il lavoro dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) , per tecnologie mediche e procedure è fondamenta­le l’avvio di un sistema nazionale di health technology assessment, HTA (valutazion­e della tecnologia sanitaria), per circoscriv­ere la discrezion­alità della decisione politica nei limiti dell’evidenza scientific­a, per renderla più razionale e meno “emotiva”, incorporan­do in un processo trasparent­e e robusto la prospettiv­a di pazienti e cittadini. Questo approccio, adottato negli ultimi 40 anni, dalla maggior parte dei Paesi industrial­izzati è stato previsto dalla Legge di Stabilità per il 2016 e dalla Legge di Bilancio per il 2017 ma stenta a decollare. Andare verso un modello di HTA impone alla politica “un passo indietro” a favore dell’evidenza scientific­a ma garantireb­be scelte di allocazion­e delle risorse pubbliche verso spese che assicurano il maggiore valore possibile in termini di salute. Lo strumento c’è, il momento è ora, se vogliamo salvare il Servizio sanitario nazionale.

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