Melanoma in forte aumento Colpa (anche) di cattive abitudini
n Italia negli ultimi 10 anni sono quasi raddoppiate le diagnosi di melanoma (nel 2006 erano poco più di 7mila, nel 2016 sono state 13.800) e i pazienti sono sempre più giovani: è il terzo tipo di cancro più comune nella popolazione con meno di 50 anni. I motivi? «Molto è dovuto alle cattive abitudini verso le radiazioni ultraviolette — risponde Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, all’Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli —. Probabilmente iniziamo a vedere ora le conseguenze delle molte scottature giovanili prese dalle prime generazioni “amanti della tintarella”. Ancosviluppo ra troppi connazionali non hanno compreso i rischi legati alle lampade abbronzanti, che nel 2009 sono state catalogate fra i cancerogeni insieme al fumo». Il melanoma è il meno frequente ma più aggressivo dei tumori cutanei, mentre il più comune è il basalioma, che è anche il meno “pericoloso” (può però in alcune varianti ripresentarsi e richiedere asportazioni sempre più ampie).
Alcune indagini scientifiche mostrano che le ustioni provocate dalla scorretta esposizione ai raggi Uv (naturali e artificiali) possono danneggiare il nostro Dna e, sul lungo periodo, portare a modificazioni delle cellule che inducono lo e creme solari non sono tutte uguali, né efficaci allo stesso modo nel proteggere la pelle dai raggi ultravioletti A e B. Essendo così importante difendere la barriera esterna del nostro corpo, è bene scegliere prodotti sicuri. «La fotoprotezione viene fatta in modo completamente sbagliato dalla maggior parte delle persone — sottolinea Piergiacomo Calzavara Pinton, presidente della Società italiana di Dermatologia e Venereologia (SIDeMaST) —. Spendiamo tanti soldi, ma se compriamo un cattivo solare (che perde la propria efficacia in breve tempo o non protegge in modo uniforme da UvA e UvB) sono soldi buttati via. Alcune creme si degradano proprio con il sole».
Quali sono le regole per un acquisto intelligente? «Basta guardare le etichette sui flaconi — risponde l’esperto — e in particolare 3 voci: mexoryl, tinosorb e parsol. Per essere sicuri di comprare un buon prodotto devono essere presenti almeno due di queste sostanze, che assicurano la durata nel tempo della fotoprotezione». C’è poi un’altra questione: come applicare le creme. «Il miglior solare del mondo, se usato male, è peggio di nessun solare — dice Calzavara Pinton —: ci sono infatti persone che, una volta spalmata la 50+ prima di andare in spiaggia, credono di essere a posto per tutta la giornata. La buona regola è quella di rimettere la crema ogni due ore e addirittura si è visto che, per avere una copertura realmente efficace, le persone dovrebbero spalmarsela due volte di seguito. Questo perché nei test di laboratorio (quelli fatti per stabilire il fattore di protezione) vengono applicati 2 milligrammi di prodotto per centimetro quadrato di pelle, quantità ben lontana da quella che normalmente usiamo. Il calcolo è presto fatto: se la mia superficie corporea è di 2 metri quadrati e uso 2 mg di crema per cm, di un melanoma. «Questo tumore è però stato legato anche ad altri fattori ambientali e genetici — sottolinea Mario Santinami, direttore della Struttura Melanoma e Sarcoma all’Istituto Nazionale Tumori di Milano —. Infatti, avere una storia familiare di melanoma accresce la probabilità di sviluppare la malattia: chi ha un parente di primo grado (genitore, fratelli) a cui è stato diagnosticato questo tumore, presenta più del doppio delle probabilità di ammalarsi. E il 5–10% dei pazienti ha un familiare che ha avuto un melanoma».