Corriere della Sera

Renzi: l’Unione? Non mi manca Ascolto tutti, non ci ferma nessuno

«Il Pd unica diga, fuori non c’è la vittoria della sinistra di lotta e di governo» E a Pisapia ricorda: senza di noi a Milano non sarebbe diventato sindaco

- Giampiero Rossi

«Non ho nostalgia dei tavoloni con 12 sigle di alleanze che si chiamavano l’Unione e pensavano a parlarsi male addosso. Con quel meccanismo lì l’Italia si è bloccata». Matteo Renzi parla alla platea dei circoli del Pd riuniti a Milano, ma si rivolge anche a Roma, dove di lì a poco si radunerà in piazza il popolo dell’altra sinistra. E tra applausi e risate scandisce il suo crescendo di messaggi, di paletti e condizioni che delimitano il territorio percorribi­le per un’eventuale alleanza: «Fuori dal Pd c’è la Lega o il Movimento Cinque Stelle — grida il segretario dem — o bene che ci vada, si fa per dire, il centrodest­ra europeo. Fuori non c’è la sinistra di lotta e di governo ma la sconfitta della sinistra. E chi immagina il centrosini­stra senza il Pd vince il premio Nobel della fantasia ma non raggiunge alcun risultato concreto». E cogliendo l’occasione della tappa milanese, diventa ancora più esplicito: «Senza il Pd non avrebbe vinto Sala e non avrebbe vinto Pisapia». E quindi: «Sono pronto a ragionare con tutti, ascoltiamo chiunque, ma sui temi del futuro dell’Italia non ci fermiamo davanti a nessuno. Ci devono dire sul merito delle questioni se è giusto un euro in cultura e uno in sicurezza, cosa pensano del bonus cultura. Il Pd parla di questo».

Nel riepilogar­e i risultati della sua stagione di governo, Renzi si sofferma su alcuni temi «di sinistra», come l’integrazio­ne degli immigrati («Non rinuncerem­o alle nostre idee, per noi lo ius soli è un principio sacrosanto») e soprattutt­o l’occupazion­e: «Il nostro è il partito del lavoro, non saremo mai il partito dell’assistenzi­alismo e del sussidio». E ancora: «Da quando abbiamo preso in mano il Paese il Pil cresce, come l’occupazion­e. Rischiamo da qui alla fine della legislatur­a di avere un milione di posti di lavoro in più... poi diranno che seguo il programma di Berlusconi, ma tutto questo non l’ha fatto lui, l’abbiamo fatto noi».

Il leader del Pd concede un «mea culpa» ai circoli del partito per lo scarso coinvolgim­ento del passato e annuncia l’inizio della sua lunga campagna elettorale: «Dopo il 24 settembre, quando si chiuderà la Festa dell’Unità nazionale di Imola, noi saliremo su un treno e gireremo l’Italia per 5 mesi. Andremo in tutte le province d’Italia, dove il Jobs act ha funzionato e dove non ha funzionato». E «chi ha voglia di mettersi in gioco, si metta in cammino, chi ha voglia di polemizzar­e, sappia che non li seguiremo».

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