Corriere della Sera

Addio a Ibio Paolucci, storico inviato dell’Unità

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Matteo Renzi gioca in contropied­e. Mancano ore all’intervento di Giuliano Pisapia, e il segretario del Pd, che tanto immagina già cosa dirà l’ex sindaco di Milano, in tarda mattinata fissa i suoi paletti. E per farlo si richiama a Walter Veltroni (i due hanno avuto un lungo colloquio di recente).

Non è una citazione di rito e nemmeno di cortesia, la sua. Renzi ha in mente il fondatore del Partito democratic­o che proprio in questa città, in un’analoga assemblea dei circoli nel maggio 2008, ebbe a dire: «Non ci sarà un’altra alleanza come l’Unione, il Pd farà alleanze solo sui programmi, alleanze che reggano anche dopo il voto e possano ripetersi alle elezioni successive».

E le parole pronunciat­e ieri da Pisapia sul palco a proposito delle riforme fatte dal governo Renzi (Jobs act in primis) non sembrano lasciar intraveder­e intese future. «I nodi — è il convincime­nto del segretario del Pd — si sciolgono sui programmi. Del resto, io non voglio parlare con i rappresent­anti di alcune sigle ma con gli italiani».

Renzi pensa che una santa alleanza della sinistra senza un progetto comune non vada da nessuna parte: «Non ha funzionato a Genova — spiega ai suoi — perché dovrebbe funzionare a livello nazionale?». E comunque il leader del Partito democratic­o è sicuro che la questione della coalizione sia stata posta adesso solo per un motivo: «Per porre un veto su di me e condiziona­re la mia agibilità politica», spiega ai collaborat­ori.

«Con l’Unione abbiamo già dato — è la sua riflession­e — e l’Italia in quel periodo si è fermata e non è andata avanti». Da certe espression­i e slogan che sono risuonati in piazza Santi Apostoli, Renzi si sente inevitabil­mente agli «antipodi»: «È stata una manifestaz­ione contro il Pd, non per l’Italia», è la valutazion­e che viene fatta dal segretario e dai suoi collaborat­ori, ancora basiti per «gli insulti di Bersani». Il

Èmorto ieri a 91 anni Ibio Paolucci, storico giornalist­a dell’Unità. Nato a Buriano, in Toscana, arrestato dai nazisti nel 1944 a Genova e deportato in Polonia. Liberato nel ’45, aveva iniziato la carriera da giornalist­a all’Unità di Genova: la cultura, poi inviato tra gli operai italiani in Germania e in Belgio, quindi — dopo la strage di piazza Fontana — cronista giudiziari­o molto stimato. Uomo coltissimo, aveva perso l’amata moglie Gabriella pochi giorni fa.

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