In Liguria caccia agli avi di Maxima, la regina d’Olanda Dalle colline di Varazze parte la ricerca genealogica sulle radici della sovrana che di cognome fa Cerruti
La laurea che ha conquistato all’università di Malmoe, fra prati e laghetti nel cuore della Svezia, costruisce «leader per la sostenibilità». E lei, Chantsalnyam dai capelli neri, in un certo senso leader lo era già da bambina: quando, tutta sola, figlia di pastori nomadi, guidava mandrie di cammelli e cavalli nel deserto del Gobi, in Mongolia, dov’è nata fra rocce e sabbie, 30 gradi sotto zero in inverno e magari 50 sopra lo zero in estate. La sua casa era una yurta, la tenda delle tribù mongole. A 12 anni, raccontano ora di lei sui giornali svedesi, non aveva mai messo piede in una città e a 15 non aveva mai toccato una banconota. Poi, quella cosa un po’ vaga ma molto importante chiamata «globalizzazione» ha ribaltato la sua esistenza. E oggi la dottoressa Chantsalnyam Luvsandorj, neolaureata, ha promesso di tornare in Mongolia dove le sue nuove competenze saranno preziose.
«Leader per la sostenibilità» vuole dire gente capace di progettare e dirigere imprese in tutti i campi, rispettando i diritti dell’uomo e l’ambiente circostante. Nelle intenzioni dei suoi ideatori, chi esce da quel master all’università di Malmoe — a seconda degli indirizzi scelti — potrà un giorno amministrare aziende, o formulare piani per dissetare i deserti — in Africa, o appunto in Mongolia — e insomma lasciare un segno del suo passaggio nel mondo. Nello stesso corso di Chantsalnyam studiano o hanno studiato in centinaia, provenienti dalle realtà più difficili. Qualche esempio? Kubra Saeedi, venuta dall’Afghanistan dove impera ancora il burkha, specializzanda in ingegneria digitale; o Shahjan Siraj, giovanotto del Bangladesh, che nella foto del suo profilo sfoggia una nerissima barba da mullah, che studia «salute globale» e che dichiara di voler imparare «dai contatti
Delle sue origini italiane, la regina Maxima d’Olanda, 47 anni, è di sicuro già al corrente: di cognome, oltre che Zorreguieta, fa Cerruti; e, come altri 20 o 25 milioni di argentini, incluso papa Bergoglio, discende da emigranti partiti dalla penisola tra il XIX e il XX secolo. Quel che forse ignora, la sovrana dei Paesi Bassi, è il fermento che percorre in questi giorni le colline di Varazze dopo la sua recente visita di Stato a Roma, Milano, Palermo e in Vaticano: troppo lontano purtroppo dalla magia del Parco Naturale Regionale del Beigua, dove avrebbe potuto respirare l’atavica aria di casa e perdersi negli orizzonti e sulle alture care al suo dna.
Circa 250 famiglie di Cerruti sono censite in Liguria e oltre la metà soltanto nella provincia di Savona. Su impulso di Guglielmo Spotorno, imprenditore appassionato di storia locale, qualcuna ha già cominciato a risalire lungo il tronco del proprio albero genealogico, nella speranza o nella convinzione che almeno un ramo possa saldamente intrecciarsi a quelli del dottor Santiago Anastacio Cerruti, medico chirurgo e bisnonno materno di Maxima (nato, però, già in provincia di Buenos Aires). E, ancora più su, al tralcio del trisnonno Giacomo, che invece vide la luce a Varazze, nel 1827, figlio del ligure Pietro Bartolomeo, e salpò per l’Argentina a metà dell’800.
In palio non c’è nulla, per i Cerruti che dimostreranno una lontana cuginanza con Sua Maestà, nemmeno un viaggio all’Aia; ma ci sarà forse la possibilità di apporre la propria firma su una pergamena destinata proprio all’augusta parente. Che, se incuriosita, potrebbe magari decidere di rendere visita ai congiunti italiani, Argentina Maxima Zorreguieta Cerruti, 46 anni, moglie di re Guglielmo. Di fianco, il paese di Alpicella senza più notizie dei loro antenati, partiti dai borghi di Pero e Alpicella in cerca di fortuna in Sud America. Senza contare che, anche dal lato paterno, nonna Cesina ha portato in dote il cognome del padre, l’imprenditore genovese Oreste Stefanini.
«Siamo solo all’inizio — avverte Guglielmo Spotorno, da Celle Ligure —; il parroco, Don Paolo, mi aiuta nelle ricerche. Mentre penso che la pergamena potrà essere redatta dal paleografo Pier Luigi Bruzzone, la persona più colta e preparata che io conosca sulla storia della Liguria; e poi potrebbe essere inviata all’Ambasciata d’Olanda». Infine, occorrerà attendere la reazione della casata degli Orange-Nassau che potrebbe essere interessata a dirottare l’attenzione sulle origini di Maxima dall’Argentina all’Italia. Un’ascendenza di semplici contadini liguri, onesti e lavoratori, potrebbe infatti risultare più simpatica agli olandesi del passato del suocero di re Guglielmo Alessandro, Jorge Horacio Zorreguieta Stefanini (pur discendente di Alfonso III del Portogallo), politico e ministro del governo argentino durante il regime di Jorge Rafael Videla. Ragione per la quale, anche se fu escluso il coinvolgimento del padre di Maxima nella “guerra sporca” della dittatura, i genitori della sposa non parteciparono alle nozze reali, 15 anni fa.