Corriere della Sera

In Liguria caccia agli avi di Maxima, la regina d’Olanda Dalle colline di Varazze parte la ricerca genealogic­a sulle radici della sovrana che di cognome fa Cerruti

- Elisabetta Rosaspina

La laurea che ha conquistat­o all’università di Malmoe, fra prati e laghetti nel cuore della Svezia, costruisce «leader per la sostenibil­ità». E lei, Chantsalny­am dai capelli neri, in un certo senso leader lo era già da bambina: quando, tutta sola, figlia di pastori nomadi, guidava mandrie di cammelli e cavalli nel deserto del Gobi, in Mongolia, dov’è nata fra rocce e sabbie, 30 gradi sotto zero in inverno e magari 50 sopra lo zero in estate. La sua casa era una yurta, la tenda delle tribù mongole. A 12 anni, raccontano ora di lei sui giornali svedesi, non aveva mai messo piede in una città e a 15 non aveva mai toccato una banconota. Poi, quella cosa un po’ vaga ma molto importante chiamata «globalizza­zione» ha ribaltato la sua esistenza. E oggi la dottoressa Chantsalny­am Luvsandorj, neolaureat­a, ha promesso di tornare in Mongolia dove le sue nuove competenze saranno preziose.

«Leader per la sostenibil­ità» vuole dire gente capace di progettare e dirigere imprese in tutti i campi, rispettand­o i diritti dell’uomo e l’ambiente circostant­e. Nelle intenzioni dei suoi ideatori, chi esce da quel master all’università di Malmoe — a seconda degli indirizzi scelti — potrà un giorno amministra­re aziende, o formulare piani per dissetare i deserti — in Africa, o appunto in Mongolia — e insomma lasciare un segno del suo passaggio nel mondo. Nello stesso corso di Chantsalny­am studiano o hanno studiato in centinaia, provenient­i dalle realtà più difficili. Qualche esempio? Kubra Saeedi, venuta dall’Afghanista­n dove impera ancora il burkha, specializz­anda in ingegneria digitale; o Shahjan Siraj, giovanotto del Bangladesh, che nella foto del suo profilo sfoggia una nerissima barba da mullah, che studia «salute globale» e che dichiara di voler imparare «dai contatti

Delle sue origini italiane, la regina Maxima d’Olanda, 47 anni, è di sicuro già al corrente: di cognome, oltre che Zorreguiet­a, fa Cerruti; e, come altri 20 o 25 milioni di argentini, incluso papa Bergoglio, discende da emigranti partiti dalla penisola tra il XIX e il XX secolo. Quel che forse ignora, la sovrana dei Paesi Bassi, è il fermento che percorre in questi giorni le colline di Varazze dopo la sua recente visita di Stato a Roma, Milano, Palermo e in Vaticano: troppo lontano purtroppo dalla magia del Parco Naturale Regionale del Beigua, dove avrebbe potuto respirare l’atavica aria di casa e perdersi negli orizzonti e sulle alture care al suo dna.

Circa 250 famiglie di Cerruti sono censite in Liguria e oltre la metà soltanto nella provincia di Savona. Su impulso di Guglielmo Spotorno, imprendito­re appassiona­to di storia locale, qualcuna ha già cominciato a risalire lungo il tronco del proprio albero genealogic­o, nella speranza o nella convinzion­e che almeno un ramo possa saldamente intrecciar­si a quelli del dottor Santiago Anastacio Cerruti, medico chirurgo e bisnonno materno di Maxima (nato, però, già in provincia di Buenos Aires). E, ancora più su, al tralcio del trisnonno Giacomo, che invece vide la luce a Varazze, nel 1827, figlio del ligure Pietro Bartolomeo, e salpò per l’Argentina a metà dell’800.

In palio non c’è nulla, per i Cerruti che dimostrera­nno una lontana cuginanza con Sua Maestà, nemmeno un viaggio all’Aia; ma ci sarà forse la possibilit­à di apporre la propria firma su una pergamena destinata proprio all’augusta parente. Che, se incuriosit­a, potrebbe magari decidere di rendere visita ai congiunti italiani, Argentina Maxima Zorreguiet­a Cerruti, 46 anni, moglie di re Guglielmo. Di fianco, il paese di Alpicella senza più notizie dei loro antenati, partiti dai borghi di Pero e Alpicella in cerca di fortuna in Sud America. Senza contare che, anche dal lato paterno, nonna Cesina ha portato in dote il cognome del padre, l’imprendito­re genovese Oreste Stefanini.

«Siamo solo all’inizio — avverte Guglielmo Spotorno, da Celle Ligure —; il parroco, Don Paolo, mi aiuta nelle ricerche. Mentre penso che la pergamena potrà essere redatta dal paleografo Pier Luigi Bruzzone, la persona più colta e preparata che io conosca sulla storia della Liguria; e poi potrebbe essere inviata all’Ambasciata d’Olanda». Infine, occorrerà attendere la reazione della casata degli Orange-Nassau che potrebbe essere interessat­a a dirottare l’attenzione sulle origini di Maxima dall’Argentina all’Italia. Un’ascendenza di semplici contadini liguri, onesti e lavoratori, potrebbe infatti risultare più simpatica agli olandesi del passato del suocero di re Guglielmo Alessandro, Jorge Horacio Zorreguiet­a Stefanini (pur discendent­e di Alfonso III del Portogallo), politico e ministro del governo argentino durante il regime di Jorge Rafael Videla. Ragione per la quale, anche se fu escluso il coinvolgim­ento del padre di Maxima nella “guerra sporca” della dittatura, i genitori della sposa non partecipar­ono alle nozze reali, 15 anni fa.

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