Corriere della Sera

«Regole per le Ong e ripartizio­ni» L’idea di un’intesa a tre sui migranti

La linea dell’Italia al vertice di oggi con Francia e Germania in vista del G20

- Fa. C.

Si apre la settimanac­hiave che porterà al G20 di Amburgo (7-8 luglio), ma la questione migranti terrà banco già questa sera, a Parigi, nel vertice tra i ministri dell’Interno di Italia, Francia e Germania, a cui prenderà parte anche il commissari­o Ue per le Migrazioni, Dimitris Avramopoul­os. La linea che il ministro italiano, Marco Minniti, esporrà al collega francese Gerard Collomb e al tedesco Thomas de Maiziere è netta: per fronteggia­re l’emergenza sbarchi servirà subito un protocollo di azione, con regole più severe per le navi delle Ong straniere.

Eppoi una più equa distribuzi­one dei migranti che arrivano via mare, visto che gli accordi di rilocation, finora, in Europa sono rimasti lettera morta. Il tempo degli indugi è senz’altro scaduto: nei primi 6 mesi di quest’anno, secondo i dati del Viminale, sono già giunti in Italia 83.360 migranti, con un balzo del 18,7% rispetto al 2016. E solo durante lo scorso fine settimana, riporta l’Unhcr, l’Agenzia Onu per i Rifugiati, sono sbarcati da noi in 12.600. L’ultimo attracco, ieri, ha portato a Catania, sulla nave militare svedese Bkv002, 653 persone: a bordo c’erano anche nove morti annegati,

Le norme impongono i soccorsi ma altri, come Malta, potrebbero essere coinvolti

cinque donne e quattro uomini.

Perciò, l’obiettivo minimo del vertice di oggi è strappare un’intesa preliminar­e a tre, per arrivare giovedì e venerdì alla riunione informale dei ministri dell’Interno Ue, fissata a Tallin, in Estonia, con un piano condiviso tra Italia, Germania e Francia. Perché la strada si presenta tutta in salita, dopo le parole di due giorni fa del ministro estone, Andres Anvelt, che a Tallinn farà gli onori di casa: «Ascolterem­o l’Italia, ma non daremo nessuna risposta». E l’Italia, invece, vuole un sostegno concreto dagli altri Stati membri: sblocco di fondi, lavoro comune in Libia e con i Paesi di origine in Africa, aiuti nelle operazioni di registrazi­one delle persone già presenti nel nostro Paese. Eppoi, se è vero che le norme impongono di soccorrere chi rischia la vita in mare, portandolo nel porto sicuro più vicino, anche altri Paesi potrebbero essere chiamati in causa. Innanzitut­to, Malta.

Si presenta, invece, assai più delicata da percorrere la strada del blocco dei porti, che trova nello stesso governo italiano opinioni contrastan­ti, in primis quella del ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, preoccupat­o per l’incolumità dei migranti e degli stessi soccorrito­ri, sulle navi eventualme­nte trattenute al largo.

Infine, ecco di nuovo l’arrivo spontaneo in stazione Centrale a Milano di famiglie con bambini da Siria e Iraq e dai campi profughi greci e turchi: un fenomeno arrestatos­i, almeno nei grandi numeri, un anno e mezzo fa, ma tornato a affacciars­i nelle ultime settimane. Il Comune e la Fondazione Progetto Arca hanno già attivato un hub mobile notturno per dare loro assistenza.

I soccorsi

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