«Punire i compagni della ragazza disabile»
P
ur non conoscendo i particolari relativi alla squallida vicenda della ragazza disabile esclusa dalla cena di classe, notizia riportata dalla Gazzetta di Parma, ho trovato grave la non reazione della Polizia postale, alla quale si erano rivolti i genitori della vittima. Non ci sono i margini per una denuncia perché solo quando il fenomeno è reiterato è considerato stalking: questa la risposta delle nostre autorità. L’atteggiamento di alcuni compagni di classe di quella ragazza è stato di una violenza inaudita e inaccettabile, codarda e cattiva, impregnata di ignoranza e mancanza di sentimenti. Anche se minorenni, hanno bisogno di una lezione di vita e di una punizione. Mi auguro che l’Istituto prenda provvedimenti e pure la legge faccia la sua parte. Qui siamo di fronte a una forma di violenza senza alcun dubbio, e sono certo che ci sono articoli da applicare e provvedimenti da assumere. Sono vicino con un affettuoso abbraccio e con tutto il cuore, come credo tutti i lettori, a quella ragazza che hanno cercato di emarginare per le sue condizioni fisiche. Fossi al potere, condannerei chi ha inviato quei messaggini a muoversi per un mese esclusivamente su una sedia a rotelle e, prima di farli scendere, darei loro una serie di schiaffoni davanti alle classi riunite. Sarebbe un grave errore e una enorme delusione se tutto finisse nel dimenticatoio e schedato tra le ragazzate. Non è una ragazzata: è iperbullismo, è violenza. Marco C. Ogni domenica pubblichiamo il racconto breve — reale o di fantasia — scritto da un lettore