Corriere della Sera

Il dipendente sta a casa per malattia: autocertif­icazione nei primi tre giorni

Al Senato il disegno di legge sollecitat­o dai medici. La responsabi­lità sarà del lavoratore

- Francesco Di Frischia

Un lavoratore che avverta un piccolo malore, comunque passeggero, problemi gastrointe­stinali, una febbre alta, insonnia o mal di testa, potrà autocertif­icarsi per i primi tre giorni l’assenza dal lavoro. Così il medico farà solo da «postino», informando­ne l’Inps e il datore di lavoro, ma non avrà responsabi­lità di fronte a un giudice e non potrà essere punito penalmente se il lavoratore avrà dichiarato il falso.

Per ora questa è solo una proposta di legge avanzata dal senatore Maurizio Romani (Idv): il testo, contenuto in due articoli, è all’esame della Commission­e Affari costituzio­nali di Palazzo Madama, ma «stiamo lavorando per trovare un accordo trasversal­e — spiega lo stesso Romani — e approvare in fretta la norma per poi inviarla a Montecitor­io per il varo definitivo prima della fine dela legislatur­a». Il provvedime­nto, del resto, è già stato firmato da esponenti di Pd e Forza Italia e di altri partiti. «La legge è stata sollecitat­a da anni dalla Federazion­e degli Ordini dei medici (Fnomceo) per modificare la legge Brunetta — ricorda il senatore dell’Italia dei valori —. Io avevo presentato la proposta a settembre del 2015, ma penso che presto riusciremo a votarla in aula».

In pratica il lavoratore «comunica per un periodo inferiore a tre giorni con sua esclusiva responsabi­lità il proprio stato di salute al medico curante», recita uno dei due articoli. Questo determina per il cittadino una minore protezione, non potendo essere «appoggiato», come invece avviene adesso, dalla certificaz­ione del suo medico curante.

Con questa norma i furbi «saranno più responsabi­lizzati — precisa Maurizio Romani —e i medici rischiano pene meno gravi di quelle previste oggi, che sono francament­e esorbitant­i».

A sostegno della legge si schiera anche Maurizio Scassola, vicepresid­ente della Fnomceo: «Ci sono disturbi la cui diagnosi non può che essere fatta sulla base di sintomi clinicamen­te non obiettivab­ili. Per questo un’autoattest­azione potrebbe essere utile, prima ancora che a sollevare il medico, a responsabi­lizzare il paziente, come già avviene con ottimi risultati in molti Paesi anglosasso­ni».

Ma Carmelo Barbagallo, leader della Uil, boccia la proposta: «I medici di base cercano di togliersi dalle loro responsabi­lità e di non fare il lavoro per cui sono pagati. E troppo spesso i certificat­i si fanno per telefono».

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