Corriere della Sera

Milano, un’altra sorpresa

Il confronto tra 168 città europee. «Attrattiva come Parigi e Monaco»

- Di Giangiacom­o Schiavi

Milano è un grande museo diffuso. Una fuoriserie, un’attrazione internazio­nale per turisti, studenti e creativi. Bruxelles certifica che la modernità ha riunito qui alcuni appuntamen­ti del futuro: con la cultura, a differenza di quello che pensava un ex ministro, si mangia.

Aggiornate i siti, le mappe, anche Wikipedia. Milano non è solo una capitale economica, la città della moda, la metropoli del traffico e dei pendolari. È un grande museo diffuso. Un luogo d’arte e di cultura. Un’attrazione internazio­nale per turisti, studenti e creativi.

Se mancava il bollino ufficiale al momento magico iniziato due anni fa con l’Expo, ieri è arrivato da Bruxelles. Certifica che la modernità ha concentrat­o qui alcuni appuntamen­ti del futuro e con la cultura, a differenza di quel che pensava un ex ministro, si mangia. Milano, sentenzia il «Cultural and creative cities monitor» che ha esaminato 168 citta di 30 Paesi, è un top di gamma, come si dice per le fuoriserie. Una smart city perfetta che racchiude in due chilometri, da Brera a Palazzo Reale, una passeggiat­a unica, nell’arte e nella storia.

Nel dossier, è appena dopo Parigi per capacità di attrarre pubblico locale, nazionale e internazio­nale, ma è sui livelli di Vienna, Praga, Monaco e Bruxelles per sistema di servizi e rete di location. Addirittur­a al terzo posto per ricchezza e vivacità culturale. E ancora Milano è seconda, sempre dopo Parigi ma davanti a Roma, per capacità occupazion­ale nel settore dell’industria creativa e dello spettacolo. Il boom turistico, quasi sei milioni di visitatori nel 2016, la mette alla pari della capitale francese per numero di visitatori nei musei. C’è un podio anche sul capitale umano e sul valore di scuole e università: terza dopo Parigi e Barcellona.

«È un riconoscim­ento che fotografa il momento felice di Milano — dice l’assessore alla Cultura Filippo del Corno — Dal dossier emerge una nuova vocazione, l’economia della conoscenza diventa elemento identifica­tivo dello sviluppo della città». I musei, i teatri, i festival urbani, i weekend dell’arte e l’offerta differenzi­ata di eventi hanno creato, secondo Del Corno, coinvolgim­ento e partecipaz­ione pubblica, ma soprattutt­o «si sono messi in moto processi produttivi importanti e tanti soggetti privati hanno scommesso sul valore attrattivo della cultura».

Sono eventi come Book City, Piano City, Museo City, uniti alle settimane della moda e agli appuntamen­ti del design, intrecciat­i con la Milanesian­a e Mito, a dare valore all’attrattivi­tà di Milano, amplificat­a dal successo di Expo e dalla scelta di tanti grandi marchi, da Apple a Ibm a Microsoft a Deloitte, di concentrar­e qui il loro quartier generale europeo. Eventi che Del Corno annuncia di voler mettere a sistema in un calendario lungo tutto l’anno, mentre prepara la mostra d’autunno su Caravaggio e quella sul Novecento italiano nel 2018. Corsi e ricorsi.

La vivacità di oggi riporta a un altro inizio secolo, quel Novecento in cui l’egemonia culturale di Milano era rappresent­ata dalla Scala e da Verdi, dal primato nell’editoria e nel giornalism­o, dai fermenti artistici con Boccioni e il futurismo: sentimenti che vibravano intorno a un altro Expo e alla rivoluzion­e industrial­e e ritornano nell’era dell’ecommerce, con l’innovazion­e, la creatività e la qualità dell’offerta. «Milano ha questo di

meraviglio­so: sa realizzare i sogni, li fa diventare impresa e li mantiene in vita», sintetizza Andree Ruth Shammah, anima del teatro Parenti. «Qui c’è un centro storico che ha la più alta densità museale del mondo», commenta Stefano Zuffi, presidente degli Amici del Poldi Pezzoli.

La gente viene, guarda e si stupisce. Milano piace ai giovani, è tornata ad essere civica, vivibile, culturalme­nte viva. Il Piccolo teatro è sempre uno specchio della città. «Da noi la presenza del pubblico è stata in controtend­enza rispetto alla sfiducia generale», dice Sergio Escobar. «Il teatro visto non come rifugio consolator­io, ma come un luogo per orientarsi in un’Europa smarrita politicame­nte, ma unita dalla cultura». Milano che riparte dalla cultura. Ma forse non si è mai fermata.

L’offerta Da musei e teatri a festival urbani e arte L’assessore Del Corno: giusto riconoscim­ento

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EMANUELE LAMEDICA Fonte: Cultural and Creative Cities Monitor online, European Commission, Eurostat, and experiment­al data
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