Corriere della Sera

La sfida del leader: se ci siete, bene Altrimenti, di voi faremo a meno

La spinta sul partito «maggiorita­rio»: preferisco­no perdere per uccidermi?

- di Maria Teresa Meli

ROMA «Ragazzi, loro parlavano di cose a cui non frega a nessuno e io non avevo voglia di litigare»: con queste parole Matteo Renzi, dopo la direzione del Pd riassume l’esito della riunione. E con i più fidati aggiunge: «Vi giuro che non ho capito quello che volevano dire e fare. Ho visto che Dario ha fatto dare la velina ai giornali da Piero Martino ed è andato anche sopra le righe, perché il problema non è tra noi».

Già, alle volte il segretario del Pd non si raccapezza più: «La questione vera è una sola. Alle elezioni saremo noi, Salvini e Grillo, c’è qualcuno che preferisce perdere pur di ammazzare me?». È questa la domanda che l’ex presidente del Consiglio aveva sulla lingua in questa direzione e che non ha fatto. «Dove vuole andare Franceschi­ni dopo che ha cercato di pugnalarmi appena Prodi ha parlato? Qual era il suo vero scopo»?: altra domanda senza risposta e mai rivolta all’uditorio della direzione, bensì solo agli amici dopo quella riunione.

«Io voglio fare il Pd, con la sua vocazione maggiorita­ria, con la sua voglia di vincere, se gli altri pensano che non ne valga la pena, che è meglio andare appresso a Pisapia, affari loro. Se gli stessi, però, vogliono essere per forza eletti nella prossima legislatur­a è un problema loro...», confida il segretario del Partito democratic­o ai suoi.

E in queste parole non c’è la sfida contro Franceschi­ni («figuriamoc­i, mancava solo che dicesse che non esistono le mezze stagioni, che gli potevo dire?», ridacchia il leader), ma l’idea che «bisogna andare avanti, senza occuparci di stupidaggi­ni che non interessan­o nessuno, ma avendo ben chiaro in mente dove dobbiamo arrivare,senza pensare a coalizioni, posti in lista e cose del genere».

Insomma Renzi non sfida nessuno o, meglio, sfida tutti: «Io voglio occuparmi del nostro partito, se ci siete bene, altrimenti faremo a meno di voi», è la frase rivolta ai suoi antagonist­i interni che il segretario ripete più spesso in questi giorni. E infatti, alla fine, l’unica nota paradossal­mente stonata della giornata di ieri è quel voto finale, in direzione: relazione del segretario approvata all’unanimità, franceschi­niani in testa, minoranze, che, come da tradizione, escono dalla sala per non farsi contare.

Eppure ieri in direzione si sono viste, per l’ennesima volta, due visioni del Pd e della politica che dovrebbe fare quel partito che sono sempre più distanti e che rischiano di diventare inconcilia­bili, alla lunga.

Da una parte, Renzi che propone di abolire il Fiscal compact e di chiudere il rubinetto dei soldi a quei Paesi della Ue che non accolgono i migranti, dall’altra Orlando e Franceschi­ni che parlano d’altro e sull’argomento Europa, sul quale il segretario vorrebbe fare la prossima campagna elettorale, preferisco­no soprassede­re.

Immaginano nuove leggi elettorali e premi di coalizione. Il segretario non vorrebbe parlare di questi argomenti: «Non sono interessat­o alla mia o alla vostra carriera, non ve ne abbiate a male. Io rispondo ai cittadini non ai capicorren­te, mi dispiace tanto per voi...».

La campagna elettorale, annuncia Renzi, si farà sui temi dell’Europa e «non sulla piazza mezza vuota di Pisapia», «con buona pace di Orlando e Franceschi­ni che vedo in altre faccende affacendat­i», ma «il tema non è i mille modi per azzoppare la mia leadership», semmai è «come vincere queste elezioni ed evitare derive populiste e di destra: l’oggetto interessa a qualcuno?».

Già, è quasi irridente, alla fine, Renzi, che durante la riunione non risparmia frecciate agli avversari interni: «Mai capito quello che vogliono sul serio — confida ai collaborat­ori — battere Berlusconi o “ammazzare” me?».

L’ex premier contro il Fiscal compact: l’idea di una campagna centrata sull’Europa

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La più giovane Arianna Funi, 19 anni, tra i millennial­s della direzione, è stata la prima a intervenir­e dopo Renzi: ieri ha sostenuto l’esame di maturità

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