Codice antimafia, c’è il sì del Senato Maggioranza divisa, tensione tra i dem
Orlando soddisfatto: valuteremo le modifiche. Solo 7 di Ap dicono sì. E M5S si astiene
La confisca dei beni anche per corrotti, stalker e terroristi ha avuto il via libera del Senato. La riforma del codice antimafia è passato con 129 «sì» (di cui solo 7 di Ap), 56 «no», 30 astensioni e la «soddisfazione» del ministro della Giustizia Andrea Orlando: «Ci porta all’avanguardia nella lotta alla criminalità». Ma ora inizia la battaglia definitiva. Il testo torna alla Camera per l’ok definitivo (è stato calendarizzato dopo la pausa estiva), con una scia di critiche. Inclusa quella del presidente anticorruzione, Raffaele Cantone, al testo, suggerito e approvato invece dal procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. Uno scenario politico complesso, in cui molti ora invocano modifiche. Tanto da spingere il Guardasigilli Orlando a rimarcare: «Il testo è stato approvato con chiarezza alla Camera. Valuteremo se saranno necessarie modifiche. Le posizioni sono diverse. Ma ci sono le condizioni per andare fino in fondo».
Il codice prevede l’estensione delle norme previste per i mafiosi sulla confisca dei beni anche agli indiziati di reati contro la pubblica amministrazione. L’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati, avrà 200 addetti e un direttore, non più prefetto, che amministrerà i beni dopo la confisca di secondo grado. Gli amministratori giudiziari non potranno avere più di tre incarichi. Né essere parenti, conviventi o «commensali abituali» del magistrato che conferisce l’incarico. Così da evitare nuovi casi Saguto: l’ex presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo accusata di gestione «familistica» dei beni confiscati.
Plaude alla norma la presidente dell’antimafia, Rosy Bindi: «Riforma ben fatta». Ma, dal momento in cui è arrivato in aula a Palazzo Madama, dopo il sostanziale accordo in commissione Giustizia, il vento è cambiato. E sul provvedimento sono piovute critiche. Non solo per i pasticci contenuti nel testo. L’ultimo, sulla Sul web Su le ultime notizie di politica, con le analisi, le schede, i video, gli infografici e le fotogallery copertura economica, aveva fatto sospettare al leghista Calderoli: «È una polpetta avvelenata dei renziani al ministro Orlando? È talmente marchiano che mi rifiuto di pensare a un errore».
Ma anche nel merito. Forza Italia ha gridato ieri «inaccettabile l’equiparazione fra la corruzione e la mafia». E Doris Lo Moro (Mdp) ha replicato: «La politica non è serena su questi temi visto il coinvolgimento frequente in vicende di corruzione». Posizioni, entrambe, già espresse. Ha destato attenzione che lo stesso presidente del Pd, Matteo Orfini, definisse «invotabile» il testo.
Duro Beppe Grillo: «Il Pd sul contrasto alla corruzione ha presentato all’ultimo momento in aula un emendamento che ne riduce gli elementi positivi. Predica bene e razzola male». Intanto slitta ancora al Senato lo ius soli: martedì, dopo il decreto vaccini e l’addio al Veneto del Comune di Sappada.