La Casa Bianca alla Nord Corea: stiamo valutando azioni forti
«Situazione pericolosa, dovremo occuparcene». La Cina può mediare, ma si oppone ad altre sanzioni
Il governo nordcoreano festeggia con i fuochi d’artificio il lancio del primo missile in grado di colpire gli Stati Uniti. La reazione degli americani è oscillante. «Il comportamento della Corea del Nord è pessimo, pericoloso e nel futuro dovremo occuparcene. Stiamo valutando azioni forti», dice Donald Trump nel corso della conferenza stampa con il presidente Andrzej Duda a Varsavia.
Ma il presidente americano si tiene le mani libere: «Non sto tracciando linee rosse, limiti invalicabili. Questo è stato un errore della precedente amministrazione. Rivolgo un appello a tutti i popoli del mondo perché si oppongano a questa minaccia globale e dimostrino pubblicamente che vi saranno delle conseguenze». Trump, in realtà, ha in mente soprattutto «un popolo», quello cinese. Il programma ufficiale della Casa Bianca non ne fa cenno, ma oggi o forse domani il leader degli Stati Uniti incontrerà Xi Jinping, numero uno di Pechino. Un bilaterale di importanza cruciale. «The Donald» e Jinping si ritrovano in un contesto diverso rispetto al primo contatto a Mar-a-Lago il 7 aprile scorso. Trump aveva investito politicamente sull’aiuto della Cina per arginare i piani nucleari di Kim Jung-un. Ma non si è visto alcun risultato. Anzi il governo di Washington è arrivato a imporre sanzioni sulla banca locale di Dandong, accusata di procurare valuta pregiata al regime nord coreano.
La situazione, al momento, è di stallo. La Casa Bianca, il Pentagono e il Dipartimento di Stato stanno studiando «varie opzioni». Quali? Il segretario alla Difesa, il generale James Mattis, è decisamente contrario a un raid preventivo: non azzererebbe il rischio di un contrattacco devastante, anche se non nucleare, di Pyongyang nelle città della Corea del Sud e del Giappone. Nel Dipartimento di Stato, invece, cresce lo scetticismo nei confronti delle sanzioni. Quelle contro la Corea del Nord non hanno funzionato; quelle a carico di Pechino sono servite solo a peggiorare le relazioni tra Cina e Stati Uniti. Ecco perché l’unica pista illuminata porta al faccia a faccia con Xi Jinping.
Il presidente cinese, nel frattempo, ha sapientemente lavorato al suo schema diplomatico. Ieri ha concordato con il presidente sud coreano Mon Jae-In che è «necessario ristabilire il dialogo» con il regime del Nord. All’Onu la Cina è in sintonia con la Russia. Jinping, ora, potrebbe rilanciare con più forza la sua vecchia proposta: stop alle manovre militari americane nella regione e apertura di un negoziato diretto con Kim Jong-un.