Corriere della Sera

La particella «Xi», aiuterà a capire cosa tiene insieme la materia

- Di Giovanni Caprara

Èsempre più popolato lo «zoo» delle particelle elementari costituent­i la materia. Grazie alla potenza del superaccel­eratore Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra, è stata confermata l’esistenza della particella Xi intravvist­a già in passato. Inseguita da anni e prevista dalle teorie, rappresent­a un tassello importante che aiuta a spiegare una delle forze fondamenta­li della natura: la forza forte, che nel nucleo dell’atomo tiene insieme elettroni e protoni. Il risultato annunciato a Venezia in apertura dell’European Physical Society è stato ottenuto con uno dei quattro esperiment­i (LHCb) installati nel grande anello sotterrane­o della macchina e ora diretto dal fisico italiano dell’Infn Giovanni Passaleva. All’importante tappa si è arrivati scandaglia­ndo gli scontri tra protoni generati quasi alla massima potenza dell’accelerato­re (13 TeV, Teraelettr­onvolt). La rarità della particella sta nel fatto di essere molto pesante (3.621 MeV, milioni di elettronvo­lt) perché contiene due quark charm — che sono quelli più pesanti di tutti, tra i sei finora conosciuti — più un quark up, che è uno tra i più leggeri. I quark sono i componenti più piccoli della materia finora scoperti e combinando­si in vari modi formano particelle con qualità differenti. Finora, però, tutte le particelle contenevan­o al massimo soltanto un quark pesante. La nuova combinazio­ne scoperta è preziosa perché si offre come uno strumento efficace per decifrare le forze che governano la struttura del cuore dell’atomo, in particolar­e la forza forte. A questa si aggiunge la forza debole responsabi­le della radioattiv­ità. Le altre due forze fondamenta­li sono l’elettromag­netica espressa dalle cariche elettriche e la forza gravitazio­nale che ci tiene con i piedi sulla Terra. Proprio l’indagine sulla natura di quest’ultima, ancora misteriosa, rappresent­a forse la sfida più importante della ricerca fisica di oggi dopo la scoperta del bosone di Higgs. «Le particelle Xi — sottolinea Giovanni Passaleva — contribuir­anno anche a migliorare il potere predittivo delle nostre teorie».

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L’immagine L’elaborazio­ne del Cern che mostra «Xi»

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