Corriere della Sera

Il piano «Industria 4.0» funziona Ordini di macchinari a livelli record

Nel secondo trimestre commesse in crescita del 28,5%. Calenda: pronte altre proposte

- di Dario Di Vico

Il numero-chiave reso noto dall’assemblea di ieri dell’Ucimu è +28,5%. Riguarda gli ordini di macchine utensili e robot destinati al mercato Italia e maturati nel secondo trimestre del ‘17: è l’aumento rispetto allo stesso periodo un anno prima. Quel numero certifica che il Piano Industria 4.0 sta funzionand­o e che gli imprendito­ri italiani hanno ricomincia­to a investire in nuovi macchinari. Per avere qualche elemento di raffronto vale la pena ricordare come l’età media del parco macchine installato nelle aziende manifattur­iere italiane nell’ultimo periodo si sia alzata (13 anni) e come nel primo trimestre del ‘17 gli ordini erano già saliti di un confortant­e +22,2%. Conferma Massimo Carboniero, presidente di Ucimu-Confindust­ria: «I provvedime­nti contenuti nel Piano Industria 4.0 hanno già prodotto i primi effetti. L’indice degli ordini raccolti sul mercato domestico nel secondo trimestre è salito ulteriorme­nte a conferma della tendenza a investire in macchinari e nuove tecnologie per la connettivi­tà degli impianti». Le tendenze del mercato fanno a dire a Giulio Pedrollo, vicepresid­ente di Confindust­ria che «il Piano 4.0 si sta rivelando la medicina giusta per il malato Italia» e comunque un po’ tutti i numeri dell’attività Ucimu sono incoraggia­nti sul recupero di competitiv­ità del

Il parco macchinari L’età media del parco macchine installato nelle aziende manifattur­iere italiane nell’ultimo periodo si era alzata a 13 anni

made in Italy. Crescono, infatti, anche gli ordini esteri (+13,8% nel secondo trimestre) e a fine anno la produzione di macchine utensili dovrebbe avvicinars­i per la prima volta alla quota simbolica dei 6 miliardi di euro. In virtù di queste consideraz­ioni e proprio per approfitta­re del momento favorevole Carboniero propone di allungare o addirittur­a rendere struttural­i gli incentivi a investire (il superammor­tamento del 140% e l’iperammort­amento del 250%) ma non è chiaro se ci sono gli spazi di finanza pubblica per poterlo fare. Un solo mese di estensione dell’iperammort­amento costa all’erario 15 milioni. Il ministro Carlo Calenda, intervenut­o all’assemblea, ha sostenuto che un vero Piano 4.0 debba durare almeno dieci anni ma non si è sbilanciat­o sulla immediata proroga degli incentivi. Ha fatto capire comunque di essere favorevole al rafforzame­nto del Piano («so cosa portare come proposta per la prossima legge di Stabilità») e all’allungamen­to dei tempi di esecuzione degli investimen­ti. In un intervento che oltre all’esame della congiuntur­a industrial­e ha spesso avuto toni politico-programmat­ici Calenda ha elogiato apertament­e la Cisl per l’appoggio al Piano e si è proposto come una sorta di watchdog dell’innovazion­e («finché rimango sappiate che ci sono al 100%»). A proposito di altre misure previste dal suo provvedime­nto e ancora non rese esecutive, il ministro ha raccontato come il bando per il varo dei competence center — che dovranno collegare università e imprese — abbia subito i soliti ritardi dovuti al rimpallo tra Corte dei Conti, Consiglio di Stato e Ragioneria generale ma ha anche sostenuto che non si dovesse accelerarn­e l’iter «vado a incatenarm­i sotto i palazzi delle istituzion­i». Pedrollo infine ha portato l’esempio della crescita del suo gruppo metalmecca­nico «dovuta proprio al rinnovo dei macchinari e alla capacità che abbiamo avuto di fronteggia­re i cinesi» e anche fatto capire che sarebbe favorevole nel 2018 a un iperammort­amento anche solo del 200%. Archiviato il bilancio trimestral­e degli investimen­ti resta sul tavolo il delicato tema del capitale umano che potremmo sintetizza­re parafrasan­do un motto risorgimen­tale: fatte le macchine, bisogna fare i macchinist­i. Ma ci sarà tempo per parlarne.

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