Corriere della Sera

Lavoro, per gli assunti «under 35» il governo studia altri sgravi fiscali

Due ipotesi: taglio di metà contributi Inps per 3 anni o del 3-4% per sempre

- Enrico Marro

Nuova decontribu­zione per favorire le assunzioni a tempo indetermin­ato; strumenti aggiuntivi per consentire il pensioname­nto anticipato; potenziame­nto delle politiche di reinserime­nto al lavoro. Sono tre fronti sui quali sta lavorando il governo in vista della prossima legge di Bilancio e dei quali ha parlato ieri il consiglier­e economico di Palazzo Chigi, Marco Leonardi, intervenen­do all’assemblea generale della Cida, sindacato dei dirigenti d’azienda.

Le ipotesi allo studio per dare un seguito agli incentivi alle assunzioni stabili sono due. La prima prevede un taglio della metà dei contributi previdenzi­ali per tre anni per tutte le assunzioni a tempo indetermin­ato di lavoratori under 35. Una misura portabile, nel senso che lo sgravio seguirebbe il lavoratore anche nel caso in cui questi cambiasse azienda. A regime questa misura costerebbe circa due miliardi l’anno. Rispetto alla precedente decontribu­zione avrebbe il vantaggio di concentrar­si sulla fascia giovanile, la più bisognosa di incrementa­re il tasso di occupazion­e e di essere permanente.

La seconda ipotesi prevede invece di aggiungere alla iniziale decontribu­zione triennale una riduzione struttural­e di 3 o 4 punti del prelievo contributi­vo. Il lavoratore, quindi, verserebbe per sempre all’Inps non il 33% ma il 29-30%.Insomma un taglio permanente del cuneo fiscale, come auspicato da imprese e sindacati, ma che ovviamente avrebbe un costo molto maggiore.

Sul fronte della previdenza, ha spiegato Leonardi, le ipotesi allo studio riguardano la flessibili­tà di uscita verso il pensioname­nto, necessaria soprattutt­o se verrà confermato il meccanismo di adeguament­o della stessa età alla speranza di vita, come previsto dalla legge. Ancora ieri i sindacati hanno protestato, chiedendo al governo di bloccare il meccanismo che farebbe aumentare l’età per la pensione di vecchiaia a 67 anni dal primo gennaio 2019 e progressiv­amente la porterebbe a 70 anni verso il 2050. Anche il blocco dell’adeguament­o avrebbe però un costo. Per questo la partita è aperta. E tra le ipotesi sul tavolo c’è anche quella di affiancare all’Ape social, l’anticipo di pensione che interessa limitate categorie di lavoratori a partire dai 63 anni, e all’Ape volontaria (ancora da attuare), una sorta di liberalizz­azione della previdenza integrativ­a. In sostanza, sempre a partire dai 63 anni, il lavoratore che abbia un fondo pensione capiente, dovrebbe poter chiedere un assegno, cioè una sorta di pensione anticipata. Lo Stato agevolereb­be questo meccanismo con gravi fiscali.

Infine, le politiche attive del lavoro. Con la fine dell’indennità di mobilità e della cassa integrazio­ne in deroga, ha spiegato Leonardi, c’è l’esigenza di potenziare gli strumenti di formazione e ricollocam­ento. Si tratterebb­e di dotare fin da subito il lavoratore che finisce in cassa integrazio­ne straordina­ria di un assegno da spendere presso soggetti abilitati. Insomma, un’estensione dell’assegno di ricollocam­ento che si sta sperimenta­ndo limitatame­nte a chi è disoccupat­o da più di quattro mesi.

Sempre ieri, la commission­e Lavoro della Camera ha approvato la relazione sulle disparità di genere in materia previdenzi­ale. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha promesso che verranno presi in consideraz­ione interventi per rafforzare le pensioni delle lavoratric­i madri o impegnate nel lavoro di cura.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy