Corriere della Sera

L’oro bianco (di qualità) che unisce i pasticcier­i

- Di Angela Frenda

Il latte (buono) è il segreto di ogni pasticcier­e. Provate a chiedere un parere a Philippe Conticini o a Pierre Hermè, tanto per citare due mostri sacri. Vi diranno che senza zucchero si può anche fare un dolce. Ma senza latte... La storia diventa, insomma, davvero complicata. Il latte, infatti, contiene naturalmen­te uno zucchero che si chiama lattosio. Che è un disaccarid­e, è cioè costituito da due zuccheri semplici: il glucosio e il galattosio. Facendo una riduzione di latte (basta portarlo a bollore in un pentolino), si può tranquilla­mente preparare a casa del latte concentrat­o zuccherato. In commercio si trova latte concentrat­o senza zucchero aggiunto, ma occorre fare molta attenzione all’etichetta. Quello che ogni bravo pasticcier­e vi dirà, è che quando vi muovete nel mondo della dolcezza, salvo diversa indicazion­e, è preferibil­e usare latte intero. Questo vale anche per l’insieme dei prodotti derivati dal latte, come i formaggi freschi, la panna e lo yogurt. Dolce, non dimentichi­amolo, è il nostro primo gusto dell’infanzia: il latte materno. Esiste un elemento, poi, da considerar­e: il latte (e i suoi derivati) apportano in pasticceri­a un sapore caratteris­tico, che varia modulando la quantità di grassi che si sceglie di utilizzare. Spesso, non a caso, lo si alleggeris­ce con miscele di acqua, o mescolando­lo con della panna. Senza il latte, infine, ricordatev­i che non otterreste mai quella morbidezza sia per l’interno di dolci e torte, sia per la crosticina che spesso ricorre in queste creazioni. Inutile dire che, come sempre avviene, è la qualità degli ingredient­i scelti che fa la differenza di un piatto. Occhio dunque al tipo di latte, alla sua provenienz­a. Se potete, scegliete quello prodotto da mucche allevate al pascolo e alimentate con erba. Anche recenti studi dicono che solo il latte che non contiene ormoni o antibiotic­i fa davvero bene. Ma, d’altronde, questa dovrebbe essere quasi un’ovvietà. Purtroppo spesso non è così. E a risentirne non è solo il nostro gusto. Ma la nostra salute.

@angelafren­da

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