Corriere della Sera

Trump-Putin, patto sulla Siria

Deciso per domani il primo cessate il fuoco. Cortei anti G20, scontri e feriti

- di Paolo Valentino Mazza, Sarcina

Èdurato oltre due ore l’atteso incontro tra il presidente americano Donald Trump e il leader russo Vladimir Putin, a margine del G20 di Amburgo. Raggiunta un’intesa sulla Siria: domani il primo cessate il fuoco. Al centro del colloquio, il nodo Russiagate. Ma Putin e Trump hanno parlato anche dell’Ucraina, di terrorismo e di cybersecur­ity. Scontri durante i cortei anti G20: oltre 150 agenti e 100 manifestan­ti feriti.

Che avessero voglia di un faccia a faccia, per annusarsi, sentirsi, studiarsi da vicino, mettere a confronto i propri ego, lo si è capito dal mattino, all’inizio della sessione plenaria del G20. Alla prima stretta di mano, Donald Trump ha contempora­neamente battuto la sinistra per ben tre volte sull’avambracci­o di Vladimir Putin, quasi a dire «finalmente». Il presidente russo ha accettato sorridendo il saluto insolitame­nte caloroso, offrendo la destra e puntando poi Trump con l’indice dell’altra mano, in un gesto molto americano, da «I want you» alla Zio Sam.

Qualche ora dopo, nell’incontro bilaterale più atteso del vertice di Amburgo, seduti su poltrone bianche e con ai lati i due ministri degli Esteri a fare da angeli custodi, si sono scambiati un paio di gentilezze. «Sono onorato di incontrarl­a. Mi aspetto che accadano un sacco di cose positive per gli Stati Uniti e per la Russia», ha detto Trump tendendo di nuovo la mano a Putin. «Sono felice di conoscerla — gli ha risposto il leader del Cremlino —, abbiamo parlato più volte al telefono, ma non è mai abbastanza. Se si vogliono risolvere le questioni di politica internazio­nale occorrono incontri personali. Spero che questo porti a risultati positivi».

Se la chimica dei caratteri, l’empatia tra i due maschi alfa era uno dei criteri con cui giudicarlo, il «vertice dentro il vertice» tra Trump e Putin è stato un buon inizio. Non solo. Se i tempi, merce rara in un summit affollato come il G20, suggerisco­no qualcosa, le oltre due ore trascorse insieme, in luogo dei 35 minuti messi in agenda dal protocollo americano, raccontano una discussion­e approfondi­ta e densa di contenuti: per farli smettere, c’è voluto l’intervento personale di Melania Trump, che non voleva far tardi al concerto alla Elbphilarm­onie, straordina­ria icona della città anseatica, con la IX di Beethoven diretta da Kent Nagano.

Certo il cessate il fuoco concordato nell’area sud-occidental­e della Siria dovrà essere definito nei dettagli e verificato alla prova del campo, prima di estenderlo al resto del Paese. Ma suona conferma, lo ha notato il segretario di Stato Rex Tillerson, del fatto che Stati Uniti e Russia possono cooperare per disinnesca­re la più grave delle crisi regionali.

Non è stata in ogni caso una discussion­e priva di tensioni. Trump ha subito sollevato il tema delle interferen­ze russe nella campagna presidenzi­ale americana e presentato a Putin le preoccupaz­ioni di Washington. Il leader del Cremlino ha negato ogni addebito. Certo le letture ex post fornite dai ministri differisco­no un po’. Tillerson ha detto che Washington si aspetta un impegno da parte di Mosca a non interferir­e in futuro negli affari americani. Secondo il capo della diplomazia russa, Sergei Lavrov, Trump invece ha accettato la posizione di Putin. Ma su un punto l’intesa è apparsa piena: la questione è diventata un ostacolo per il migliorame­nto dei rapporti bilaterali e i due leader sembrano determinat­i a impedirlo.

La cautela è d’obbligo. Solo 24 ore prima, a Varsavia, il leader americano aveva lanciato parole di fuoco all’indirizzo della Russia, accusandol­a di «comportame­nti destabiliz­zanti». Anche facendo la tara a un discorso tagliato su misura per la «sensibilit­à» polacca, il problema dell’imprevedib­ilità e della cifra ondivaga che è propria di Trump rimane. Inoltre bisognerà vedere in che modo questo abbozzo di dialogo con Mosca verrà accolto a Washington, dove non basterà certo lo scambio di Amburgo sulle interferen­ze, sia pur «robusto e approfondi­to» come ha detto Tillerson, a spegnere la miccia del Russiagate, che minaccia l’Amministra­zione.

Per Putin, il bilancio resta comunque positivo. Come ci ha confermato Fyodor Lukyanov, esperto di politica estera addentro alle cose del Cremlino, «non c’era stata alcuna vera preparazio­ne, né era stata predispost­a alcuna agenda strutturat­a» per l’incontro tra Putin e Trump. Né Mosca si aspettava alcun risultato tangibile: il vero obiettivo del presidente russo era di capire se «si potesse arrivare a risultati concreti con questo presidente americano, ovvero se Trump non vuole o non può prendere alcun impegno». L’annuncio sulla Siria va quindi oltre le attese russe.

Di più, il leader del Cremlino incassa da Trump proprio sull’Elba, dove una volta passava una delle frontiere della Guerra fredda, quella «uvazhenie», il rispetto e la consideraz­ione sulla scena internazio­nale, che egli rivendica per la Russia come attore globale. Che poi tutto ciò si riveli impalpabil­e ed effimero, in tema con l’imponderab­ilità di Donald Trump, è possibile. Ma ieri, ad Amburgo, l’Inno alla Gioia ha espresso piuttosto lo stato d’animo di Vladimir Putin.

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Stretta di mano tra i leader di Russia e Stati Uniti. Putin e Trump hanno trovato una prima intesa sulla Siria
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(Klimentiev /Sputnik) Il presidente russo Vladimir Putin e quello americano Donald Trump ad Amburgo. È stata Melania ad interrompe­rli, ricordando ad entrambi che si stava facendo tardi per il concerto serale

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