Corriere della Sera

«Aiutiamoli a casa loro». Polemica sul post di Renzi

Una sintesi del libro del leader pd su Facebook (e poi cancellata): non abbiamo il dovere morale di accogliere i migranti Critiche dai militanti: parole da leghista. E Salvini rilancia: «Lo prendiamo noi». Gentiloni: no agli ingressi illimitati

- Mariolina Iossa

Migranti? «Noi non abbiamo il dovere morale di accoglierl­i, ripetiamoc­elo. Ma abbiamo il dovere morale di aiutarli. E di aiutarli davvero a casa loro». Questo cartello, che rimandava a un link con la sintesi delle idee di Matteo Renzi sull’immigrazio­ne nel suo libro «Avanti» in uscita mercoledì, è stato postato sulla pagina Facebook del Partito democratic­o. Poi è stato cancellato. Il segretario del Pd «non» dice cose di sinistra, e il suo partito si sente in imbarazzo per i tantissimi post critici degli stessi militanti che si sono sentiti improvvisa­mente così «vicini» alla Lega.

Salvini ne approfitta: «Se dico queste cose sono razzista se le dice lui no?». E se la ride, insieme al suo consiglier­e politico Luca Morisi, che sempre su Fb posta il cartello a firma Renzi e accanto un altro uguale, con la firma del leader del Carroccio. «Amici del Pd, lo prendiamo volentieri noi. Grazie per il lavoro. p.s. Scegli l’originale».

La polemica dilaga e Renzi è costretto a difendersi, ancora una volta su Fb. «Aiutiamoli a casa loro non è retorica ma un progetto articolato, complessiv­o». Poi risponde a Emma Bonino, che aveva sottolinea­to il coinvolgim­ento del governo Renzi in un accordo del 2015 che avallerebb­e il trattato di Dublino — penalizzan­te per l’Italia — firmato dai precedenti governi: «Noi non c’entriamo. Nel 2015 abbiamo fatto un accordo perché anche altri Paesi se ne fafatica cessero carico ma è rimasto sulla carta». Il segretario del Pd parla anche di «numero chiuso agli arrivi», di «tetto massimo di accoglienz­a», altrimenti sarà «un disastro etico, politico, sociale e alla fine anche economico».

Il Guardasigi­lli Andrea Orlando lo appoggia: «Il numero chiuso è uno dei modi, come i porti chiusi, per dire all’Europa che non ce la facciamo da soli». Enrico Letta è convinto che il nodo siano le regole europee: «Non sono obbligator­ie, così l’Italia è rimasta con il cerino in mano».

Dal G20 di Amburgo, il premier Paolo Gentiloni spiega che «l’accoglienz­a non può essere illimitata» e aggiunge: «Tutti vengono a dirti una parola di solidariet­à ma poi si a trovare delle soluzioni» facendo notare una certa «ipocrisia» da parte di alcuni membri del G20. Infine sul «numero chiuso» risponde: «Tra Merkel e Renzi scelgo l’Italia».

Il vertice di Tallinn di giovedì scorso, spiega il ministro dell’Interno Marco Minniti, non ha prodotto niente di concreto perché era «una riunione informale».

Martedì a Varsavia, nella sede di Frontex, l’Italia continuerà a mantenere la sua posizione: «Davanti a un fenomeno così epocale — dice Minniti — bisogna distinguer­e tra la salvezza in mare di una persona e la sua accoglienz­a a terra».

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