Ala perde pezzi in Parlamento Sette ormai a un passo da FI
Verdini: non è questo il momento di cambiare casacca
e i suoi senatori. Con il primo a ripetere come un mantra che «è inutile cambiare casacca in questa fase, perché, cari miei ragazzi, fino a settembre non sapremo nulla sulla legge elettorale e quindi sul nostro destino». Raccontano che l’arringa di Verdini sia durata più di un’ora, ma fra i presenti non abbia riscosso successo. La risposta sarebbe di derubricare Berlusconi alla formula «questa gente» lascia intendere molto di più di quanto non contenga la sua dichiarazione. Per gli alleati storici il dato è ormai tratto. E Forza Italia, nell’ottica loro, è più proiettata a inseguire il miraggio di una Grande coalizione col Pd che non a rimettere insieme i cocci del centrodestra.
Ma è il fronte interno, quello che preoccupa di più. Dietro il fatto che Berlusconi si stia affannando a cercare un successore che somigli a Marchionne, a Draghi o a Calenda ci sono due inconfessabili verità. La prima è che il leader forzista stato un brusìo in sala accompagnato da una serie di interventi critici non proprio lusinghieri per il prosieguo del progetto.
Ecco perché nei prossimi giorni sei senatori e un deputato potrebbero traslocare in Forza Italia. L’elenco annovera i campani Eva Longo, Pietro Langella e Antonio Milo, i siciliani Giuseppe Compagnone e ormai è alla ricerca spasmodica di un nuovo leader che venga «dalla società civile e non dalla politica». Come spiega qualcuno ad Arcore, agli occhi di Berlusconi nessuno dell’attuale gotha forzista ha quel carisma che il «Capo» continua a vedere soltanto allo specchio. Non a caso continua a ricevere imprenditori e non a caso giorni fa, presente il deputato Sestino Giacomoni, ha incontrato il direttore generale dell’università Luiss Giovanni Lo Storto, a cui ha chiesto se avesse «giovani brillanti» da segnalargli.
Ma non c’è soltanto la sfiducia verso il gruppo dirigente Davide Scavone e il bergamasco Lionello Pagnoncelli. Più un deputato, il capogruppo a Montecitorio Saverio Romano, che è ritornato a tessere la tela con Gianfranco Micciché, uomo forte di Berlusconi in Sicilia. Profili differenti che da settimane trattano singolarmente con i quadri di Forza Italia e che vedono in Berlusconi l’unica àncora di salvezza per il