Corriere della Sera

Davigo lascia la giunta Anm con tutta la sua corrente

Polemica per le scelte del Csm sugli incarichi direttivi. Il presidente Albamonte: «Irresponsa­bile»

- Virginia Piccolillo

Scontro all’ultimo colpo nell’Anm. Piercamill­o Davigo, l’ex pm di Mani Pulite ora presidente della seconda sezione penale della Cassazione, lascia la Giunta assieme a tutta la sua corrente (Autonomia e Indipenden­za). In dissenso con le scelte «incomprens­ibili» del Consiglio superiore della magistratu­ra sugli incarichi direttivi.

Dura la replica del presidente dell’Anm, Eugenio Albamonte: «Scelta irresponsa­bile giustifica­bile solo con la scadenza tra un anno del Csm». «A&I — rincara Albamonte — ha preteso di avere il turno di presidenza. Evidenteme­nte avevano già pensato di prendere la massima visibilità per poi abbandonar­e al primo momento utile». E per questo, aggiunge il segretario Edoardo Cilenti (MI), «non è incomprens­ibile e nemmeno inaspettat­a», ma è una «scelta che tende a distrugger­e, in linea con le forze politiche che avanzano nel nostro Paese».

Davigo — il cui nome è apparso nei retroscena politici come possibile futuro candidato tecnico di un governo Cinquestel­le, ipotesi per altro smentita da Roberto Fico (M5S) — aveva contestato la proposta al Csm dell’ex parlamenta­re del centrosini­stra Lanfranco Tenaglia a presidente del tribunale di Pordenone: Scontro Piercamill­o Davigo davanti all’ufficio del presidente dell’Anm Eugenio Albamonte «Non è tollerabil­e — aveva detto — che, dopo un documento Anm che prende una posizione dura sui magistrati in politica, uno che viene da due mandati parlamenta­ri venga proposto come presidente di tribunale. Saltando un collega con più anzianità». Di lì la minaccia dell’addio.

Albamonte si era detto disponibil­e al confronto. «A patto che non sia un lancio di pietre sul Consiglio», aveva però avvisato.

«Il Csm è uno dei principali strumenti di garanzia che i magistrati hanno» ma se le sue decisioni sono viste come «incomprens­ibili» dai colleghi «è un guaio», ha chiuso ieri Davigo. «Mi sono sempre battuto per l’unità della Giunta, ma non condividia­mo un indirizzo che su punti fondamenta­li non ci trova consenzien­ti», ha evidenziat­o, invitando tutti «a non parlare di scelte elettorali». Invano.

Per l’ex segretario della giunta presieduta dallo stesso Davigo, Francesco Minisci, non si deve aggiungere «ai tentativi di delegittim­azione una auto-delegittim­azione».

Finisce così un periodo, durato poco più di un anno, in cui l’Anm era riuscita ad essere composta da tutte le correnti delle toghe. Lasciano la Giunta anche Francesco Valentini, e Michele Consiglio.

La politica ne approfitta. E Fabrizio Cicchitto (Ap) twitta: «Davigo esce dall’Anm per una questione di posti, a imitazione della “corrotta” classe politica».

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